La Svizzera dice no ai minareti, e i primi a gridare vergogna chi sono? Gli stessi che plaudirono alla sentenza di Strasburgo che aveva intimato all’Italia di togliere i crocifissi dalle aule scolastiche. Ma ciò che sconcerta maggiormente, non è tanto l’ipocrisia dei laicisti atei che “stranamente” amano i minareti più della croce, ma il grido di allarme lanciato dalla Conferenza Episcopale Elvetica e da non pochi alti prelati italiani. E’ vero che il Concilio Vaticano II ha aperto al dialogo interreligioso, ma ciò non significa porre tutte le religioni sul medesimo piano. Non si capisce perché, se è vero che come dice il Concilio, che Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita, la Chiesa si debba preoccupare della mancata “rappresentatività” dell’islam nei paesi cattolici. I minareti infatti, secondo il credo della mezza luna, rappresentano ove sono posti, un segno di conquista. Dubbio: se la Chiesa è assistita dallo Spirito Santo (quindi infallibile), come è possibile che nel passato, la terza figura della Trinità abbia ispirato le crociate contro l’islam, mentre invece nel presente abbia ecumenicamente consigliato il vaticano di offrire spazi, moschee e minareti agli ex nemici? Verrebbe da rispondere che, o lo Spirito Santo si è “convertito” al pacifismo (in questo caso i martiri cattolici trucidati dai figli Allah, sarebbero morti invano), o “qualcosa” nella Chiesa attuale non quadra. Non a caso, in questa vicenda, l’unico a stare zitto è stato papa Ratzinger. Come ha ripetuto più volte lo stesso pontefice citando il Vangelo “Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci”. Non sarebbe ora che capo della Chiesa Cattolica scacciasse fuori dall’ovile, lupi, servi infedeli e chi parla a titolo personale quasi a voler zittire e sovrastare il Vicario di Cristo?
Il vostro editorialista
Gianni Toffali – Verona