La via democratica verso il protettorato. Cittadinanza: “E’ possibile esser fedeli a due padroni?” – …di Orietta Ceccoli

In premessa dobbiamo ricordarci che San Marino è un piccolo Stato enclave interno alla nazione italiana: ha una popolazione residente di più di 35.000 abitanti, un territorio piccolo. Da questi pochi dati si capisce che la demografia sammarinese si gioca sui piccoli numeri. Ne deriva che il tema della cittadinanza, anzi della doppia cittadinanza, è per il nostro piccolo Stato un fattore strategico, che non si può sottovalutare.

Non si possono sottovalutare gli effetti che le leggi sulla cittadinanza producono sui dati demografici della Repubblica.

Quattro sono le fattispecie che hanno dato origine alle doppie cittadinanze:
I sammarinesi che dall’epoca giolittiana sono emigrati all’estero, principalmente in 4 direzioni: Italia, Francia, USA ed Argentina. Questi sammarinesi emigrati stabilmente fuori territorio hanno certamente chiesto ed ottenuto la cittadinanza nei luoghi di residenza stabile anche da generazioni, senza perdere la cittadinanza sammarinese perché vige il principio dello Ius sanguinis.

  1. Con il riconoscimento del principio di matrilinearità, la facoltà delle donne di trasmettere la propria cittadinanza ai figli, le coppie a doppia cittadinanza a Ius Sanguinis che vivono in territorio, trasmettono le doppie cittadinanze ai figli.
  2. I cittadini stranieri residenti stabilmente in Repubblica, possono avere la doppia cittadinanza se verrà abolito l’obbligo di rinuncia delle cittadinanze possedute. (ora la legge n.114 del 2000 chiede l’adempimento di questo obbligo entro il periodo dei 5 anni e l’art 12 della carta dei diritti sancisce l’obbligo dei cittadini e delle istituzioni al rispetto delle leggi sammarinesi).
  3. Le donne straniere che sposano i sammarinesi acquisiscono la cittadinanza sammarinese per naturalizzazione e possono mantenere anche le doppie cittadinanze.
  4. In una popolazione residente di 35.000 abitanti nel corso degli ultimi decenni le 4 fattispecie sopra elencate hanno prodotto un fenomeno nuovo: coloro che hanno la doppia cittadinanza, cioè l’appartenenza a due o più Stati sono divenuti già una piccola maggioranza, il 55% del totale della popolazione, e sono in procinto di divenire grande maggioranza, l’appartenenza allo Stato italiano, quindi alla giurisdizione italiana.

La realtà è stata ben descritta dall’ultimo commento dell’avv. Luigi Lonfernini: E’ possibile essere fedeli a due padroni? Le motivazioni dell’avv. Lonfernini non vengono ascoltate, sia per ragioni ideologiche, perché per alcuni la cittadinanza è un diritto individuale e non uno Status, oppure per ragioni di consenso elettorale: essi dicono, noi di fatto siamo progressisti e respingiamo i conservatori, gli antichi.

Se a questo percorso, si aggiungono le sollecitazioni del Comites e della stessa Ambasciata rivolte ai naturalizzati sammarinesi entro il 1992 a riacquisire la cittadinanza italiana, in base alla legge, n. 555 del 1912, ecco che l’obiettivo di rendere la Repubblica un PROTETTORATO di fatto diventa una strategia concreta che non possiamo sottovalutare e non vedere, come invece fanno talune forze politiche.

La ricerca del consenso fa loro dimenticare il ruolo istituzionale che la Carta dei Diritti, attribuisce ai partiti politici di essere titolari della politica nazionale, dell’identità nazionale e della coesione sociale.

Ecco allora che noi cittadini dobbiamo difenderci da questo disegno di condizionamenti e di sottile subordinazione, ci difendiamo attraverso la costituzione di comitati civici, con appelli alle istituzioni e ai cittadini, con la richiesta ai partiti e al governo di aprire il dibattito sulle doppie cittadinanze, di approfondire le problematiche della cittadinanza nella Commissione per le Riforme Istituzionali o in Commissione apposita, in sostanza respingiamo il progetto di legge in esame nella commissione 1, che vuole eliminare l’obbligo della rinuncia per il naturalizzato e l’eliminazione del giuramento di fedeltà.

Utilizzando l’articolazione delle libertà del politologo francese Benjamin Constant, noi sammarinesi vogliamo difendere la liberta degli antichi, l’autonomia e l’indipendenza della Repubblica dagli altri Stati e porla in giusto equilibrio con la libertà dei moderni, le libertà dei cittadini attraverso i diritti e le prerogative individuali, non in uno stato di conflitto, ma di equilibrio e di coesione sociale.

Respingiamo sia il modello delle isole Hawaii, dalla monarchia costituzionale al 50° Stato degli Stati Uniti, sia il modello della protezione dei diritti dei russi etnici e russofoni, che risiedono nei territori ucraini e si sentono parte della cultura russa.

Nella prospettiva dell’integrazione all’Europa dobbiamo essere capaci di mantenere l’equilibrio tra le due libertà: la maggioranza di una comunità non può appartenere a due Stati: la difesa dell’identità nazionale richiede scelte precise, obblighi precisi, rispetto e applicazione delle leggi.

Gli altri piccoli Stati europei, hanno nelle costituzioni, come Andorra o nei loro ordinamenti giuridici regole chiare sulle naturalizzazioni e sul divieto delle doppie cittadinanze. Perché la nostra Repubblica vuole differenziarsi e sulla base di quali finalità? Siamo obbligati a rispondere per dire che l’impegno di Bigi e di Moro, di eliminare dagli accordi del 1939 la citazione, “amicizia protettrice” è ancora valido.

Orietta Ceccoli