
L’avvento della pandemia, lo sappiamo, ha prodotto danni sanitari notevoli un po’ ovunque e naturalmente anche a San Marino, e ci sono stati ricordati impietosamente dai resoconti giornalistici italiani e sammarinesi ogni giorno lungo l’arco di tre mesi.
Assieme ai resoconti abbiamo assistito ad un bombardamento a tappeto di raccomandazioni che più che altro sembravano minacce, anche se emanate, ci hanno detto, nel nostro interesse; poi sono arrivate vere e proprie imposizioni, sempre per il nostro bene ovviamente, fino a conculcare alcuni diritti fondamentali previsti dalla Carta dei Diritti della nostra Repubblica.
Per non parlare delle notizie contradditorie circolate a livello di OMS, di virologi di fama e di esperti, i quali ci hanno detto, all’inizio della pandemia, quando forse servivano veramente, che le mascherine erano utili solo ai sanitari: l’importante era il distanziamento fisico e lavarsi spesso le mani; oggi che il virus sembra essere alquanto meno aggressivo ci dicono che è necessario tenere le mascherine anche quando si va al bagno. Ci hanno detto che era necessario indossare i guanti, adesso l’OMS nutre forti dubbi sull’uso dei medesimi. C’è chi afferma che il Coronavirus è clinicamente morto e chi invece è certo che ci sarà una seconda ondata epidemica, e gli esempi potrebbero continuare in gran numero.
Ebbene in mezzo a tutto questo guazzabuglio di informazioni, la politica, timorosa, incerta, rinunciataria, è costretta a prendere qualche decisione di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Così in Italia, tanto per fare un esempio simbolico, si riaprono le discoteche ma non si potrà praticamente ballare. Questo fatto non è di per sé stupefacente ed illuminante di come siamo combinati?
A San Marino non abbiamo il problema delle discoteche ma per il resto ci siamo pedissequamente uniformati all’andazzo italiano. Probabilmente era difficile fare diversamente.
Ora però, dopo tre mesi di coprifuoco, con la gente a casa, con le attività economiche chiuse, tranne quelle ritenute indispensabili, ho l’impressione che politica e cittadinanza, viaggino su lunghezze d’onda diverse e che il solco tra istituzioni e cittadini si sia di colpo enormemente allargato.
I cittadini, le piccole imprese a carattere familiare, avrebbero in questo momento necessità di uno Stato attento, vicino, pronto ad aiutare concretamente il tessuto economico di San Marino con interventi realistici, diretti, privi di inutili e umilianti adempimenti burocratici, prima di essere magari costretti ad alzare bandiera bianca, chiudere le loro attività e aumentare il numero di disoccupati.
La politica invece, oltre a dire, con qualche suo esponente più spregiudicato, che “nessuno sarà lasciato indietro”, sembra immobile, fuori dal tempo, tutta presa dai suoi rituali e a fronte della drammatica situazione in cui ad esempio si trova il settore del Turismo, enfatizza percorsi vita, interviene a “Striscia la notizia”, riceve in udienza privata quattro donzellette della trasmissione televisiva “Donnavventura”, promuove questionari per la riqualificazione dei negozi, riapre, come gesto simbolico, in gran pompa magna le porte della prima Torre.
Bene! Però io credo che gli operatori economici sammarinesi e gli operatori del Turismo in particolare si aspettino altro, è inutile che ce la raccontiamo. Anzi, credo che quel che sta accadendo metta in clamorosa evidenza la distanza della politica in generale, che vive nel suo mondo, nelle sale del “Palazzo”, lontana mille miglia dal paese reale, che pure è lì sotto. Basta scendere le scale, uscire verso la statua della libertà ed è già paese reale.
Infatti non è una distanza geografica: si tratta di una distanza mentale. Una distanza che se non sarà recuperata rapidamente potrebbe diventare molto pericolosa per tutti. Soprattutto in una piccola realtà come quella di San Marino!
Augusto Casali