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In questi ultimi giorni si è svolta l’ennesima riunione del Tavolo Istituzionale, ovvero quell’incomprensibile luogo dove, praticamente in campagna elettorale, tutte le forze politiche (maggioranza e opposizione; chi ha responsabilità certe e chi invece non ne ha), assieme alle forze sociali e di categoria, si ritrovano per partorire il prossimo Bilancio dello Stato.
Questo pateracchio è il frutto della “nuova politica”, non solo impacciata nel fare cadere un Governo ormai sfibrato e corroso dalle molteplici ed evidenti lacune, ma addirittura incapace di preparare il dopo e la cui unica risposta è stata la trovata del Tavolo Istituzionale.
Al tavolo ci sono forze diverse, con percorsi diversi, con esigenze diverse e con obiettivi finali diversi: allora non ci possiamo di certo meravigliare se anche l’ennesimo incontro al Tavolo Istituzionale ha dato esito negativo e nessuna intesa è ancora stata raggiunta.
Ma le forze politiche sono ostaggio del marchingegno da loro stesse confezionato. Infatti, iniziando la campagna elettorale il 18 novembre prossimo, il Consiglio Grande e Generale dovrà approvare il Bilancio quanto prima, tanto è vero che gli accordi raggiunti prevedono la procedura d’urgenza, saltando la prima lettura.
Ora, sopra tutta questa vicenda pesano ombre abbastanza minacciose che di certo non lasciano tranquilli i cittadini. Ad esempio, l’inserimento dello sbarramento del 5% nella Legge Elettorale ha già prodotto un maggior numero di liste rispetto alle ultime elezioni e probabilmente le forze politiche sono destinate a crescere nel prossimo futuro perché costrette in questa fase a coabitare con chi non avrebbero mai voluto solo per superare lo sbarramento, ma appena nasceranno screzi al loro interno ecco che il fenomeno della frammentazione si alimenterà inevitabilmente.
Il Consiglio Grande e Generale ormai decaduto, quindi attualmente inesistente, tanto è vero che l’8 dicembre ci saranno le Elezioni, come per magia si riunirà ancora, per approvare uno straccio di Bilancio che probabilmente, per una ragione o per l’altra, non accontenterà nessuno, ma che, e qui per me che sono un uomo della “vecchia politica” emerge l’incomprensibile, porterà tutti, nessuno escluso e senza distinguo, ad essere immersi nelle responsabilità fino al collo!
Il restyling delle forze politiche e la sparizione di nomi di partiti storici dalle liste dei candidati disorienteranno non poco e auguriamoci che anche questo fatto non vada ad alimentare il fenomeno dell’astensionismo.
Infatti, affronteremo la prossima consultazione elettorale con una legge che prevede il ritorno alle tre preferenze e quindi alle cordate, deciso da 48 consiglieri che si sono assunti la responsabilità di cancellare la volontà espressa liberamente dal popolo con la celebrazione di uno specifico Referendum che aveva stabilito l’istituzione della preferenza unica. In pratica è stato cancellato l’Istituto del Referendum senza che nessuno abbia battuto ciglio, né in maggioranza né all’opposizione, e neppure i numerosi giuristi che pullulano a San Marino hanno aperto bocca.
Sempre i magnifici 48 consiglieri hanno deciso che dovesse anche essere riaperta la ferita tra cittadini residenti e non, rimarginata con fatica, dopo anni, per scelta dei sammarinesi residenti attraverso lo stesso Referendum, che però, come abbiamo visto non conta più niente: Azzerato!
In compenso le varie forze politiche si esercitano sulle possibili alleanze dopo il primo turno e, sempre per legge, sono state costrette ad indicare entro il 2 novembre con chi eventualmente dare vita ad una coalizione di Governo. Peccato però che nessuno abbia ancora visto il programma di Governo degli altri; una specie di moscacieca!
Bene, queste sono le premesse. Io mi auguro ardentemente che portino a superare i problemi del Paese perché tutti ne trarremmo beneficio, ma sinceramente ho molti dubbi, anche sulla legittimità di tutto il percorso seguito fino ad oggi.