L’aurora boreale è un fenomeno ottico prevalentemente scandinavo, ma visibile dall’Italia più di quanto pensiamo … di Roberto Nanni

l NOAA – l’Agenzia Scientifica Statunitense  assieme al Centro di Previsione Meteorologica Spaziale – conferma che il picco del ciclo solare arriverà presto, prima e più forte del previsto. Quindi nuovi eventi astronomici piuttosto energici sono ancora visibili all’orizzonte. Le probabilità di poter ammirare nuovamente le Luci del Nord in Italia risiede probabilmente nelle ottime condizioni atmosferiche ma, soprattutto, trae le sue origini nel ciclo di attività geomagnetica: cioè una significativa espulsione dall’atmosfera del Sole di particelle cariche (protoni ed elettroni) che causano un disturbo temporaneo al magnetismo terrestre. Una particolarità, quest’ultima, che attualmente si sta avvicinando alla sua fase di massima intensità e che ognuno di noi, anche i meno avvezzi alla scienza, può consultare su portali e applicativi dei propi smartphone, tramite la simulazione dell’estensione del fenomeno sul globo e una stima del cosiddetto indice kp, ovvero dell’indicatore globale dell’attività aurorale. Questo numero va da 0 a 9 ed eventi come quelli del cinque novembre che hanno prodotto questi fenomeni celesti osservabili a migliaia di chilometri di distanza da noi richiedono un grado di forza fino ad almeno 5 o 6. Se dunque la magnitudine dovesse risultare più bassa, le possibilità di godersi lo spettacolo dalla nostra Penisola potrebbero essere pressoché nulle. Anche se il fenomeno in sé mostra alcune complessità di previsione intrinseche dello spettro aurale, dovute principalmente alla grande varietà e i rapidi cambiamenti che esso presenta, sicuramente ricapiterà ancora prima o poi. L’importante è non preoccuparsi: non ci sono motivi tali per considerare questi “archi fiammeggianti” come precursori di eventi violenti da parte del Sole.
Roberto Nanni