Diciamolo subito, così ci leviamo il pensiero, non pecchiamo di demagogia e lanciamo un monito al nuovo esecutivo.
I primissimi colpevoli nell’uccisione degli alberi, sono quei politicanti da strapazzo che all’opposizione gridano allo scandalo, salvo poi una volta al governo fare peggio dei predecessori.
Tanto che poi si fa davvero fatica a stupirsi di quello che ci racconta l’attualità.
L’inciviltà umana infatti ha colpito ancora, questa volta con un gesto tanto vile quanto insensato. Gli alberi ultra trentennali di via Raffonella, a Fiorentino, sono stati barbaramente avvelenati. Un atto di puro vandalismo contro la natura che grida vendetta. Due Bagolari (Celtis Australis), pilastri silenziosi e resilienti del nostro paesaggio, sono stati abbattuti da mani ignobili che, armate di trapano e veleno, hanno inflitto una morte lenta ma inesorabile a questi giganti verdi.
L’Azienda Autonoma di Stato per i Lavori Pubblici ha denunciato l’accaduto, scatenando una giusta caccia ai responsabili. I tronchi degli alberi mostrano fori evidenti, attraverso i quali è stata iniettata una sostanza tossica. Questo veleno ha non solo ucciso i due Bagolari, ma ha anche infettato un terzo albero attraverso un fenomeno noto come anastomosi, un tragico esempio di come le radici intrecciate abbiano trasmesso la morte da una pianta all’altra.
Di fronte a un crimine così efferato, non possiamo restare indifferenti. Il gesto non solo evidenzia una mancanza totale di senso civico, ma anche una pericolosa ignoranza nei confronti del valore degli alberi, esseri viventi che purificano l’aria, abbelliscono il paesaggio e offrono rifugio alla fauna urbana. È doveroso chiedersi: cosa spinge una persona a compiere un simile scempio? Quale rancore può giustificare l’assassinio di questi antichi e silenti testimoni del tempo?
La Giunta di Castello di Fiorentino ha espresso l’intenzione di sostituire gli alberi uccisi con nuovi esemplari, un gesto simbolico che tenta di restituire alla comunità ciò che le è stato sottratto.
E senza voler togliere nulla ad alcuno, e parlando assolutamente in generale, è un po’ quello che fanno sempre coloro che abbattono il verde: lo ripiantano, pensando che possa bastare a lavarsi la coscienza.
Tuttavia, piantare nuovi Bagolari non basta. È fondamentale che la ricerca dei colpevoli sia implacabile e che questi vengano puniti con la massima severità. Non si tratta solo di ripristinare il verde perduto, ma di lanciare un messaggio forte e chiaro: chi danneggia l’ambiente danneggia tutti noi.
La nostra società deve riscoprire il rispetto per la natura e per il patrimonio verde che ci circonda. Ogni albero abbattuto ingiustamente rappresenta una ferita per la comunità, un atto di violenza contro il bene comune. È imperativo che le autorità, insieme ai cittadini, facciano fronte comune per proteggere e valorizzare il nostro ambiente. Solo così potremo sperare in un futuro dove gesti così spregevoli non abbiano più spazio.
Scriveva Hermann Hesse: “Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, percepisce la verità. Essi non predicano dottrine e ricette ma predicano, noncuranti del particolare, la legge primordiale della vita”.
Nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso, resta l’amarezza per un crimine che poteva e doveva essere evitato. Un crimine che ci ricorda, tristemente, quanto lavoro ci sia ancora da fare per educare al rispetto e all’amore per la natura. E se c’è una lezione da trarre da questa triste vicenda, è che non possiamo abbassare la guardia: la salvaguardia del nostro ambiente dipende da ciascuno di noi, ogni giorno.
David Oddone
(La Serenissima)