Le Banche di San Marino ancora contano col “pallottoliere”… mentre il Mondo paga in cripto e un colosso sammarinese scappa in Irlanda … di Enrico Lazzari

San Marino, il Titano delle torri e dei panorami da selfie, ha un dono innato: perdere treni tech con la grazia di chi inciampa sul tappeto rosso. Dopo blockchain e AI –ve ne ho parlato nei giorni scorsi – clicca qui e clicca qui)– oggi tocca al sistema bancario sammarinese salire sul banco degli imputati. 

Altrove si comprano auto con criptovalute e si finanziano startup con un “tap” sul telefono… In Repubblica? Se va bene, aspetti tre giorni per un bonifico, pregando che il fax non si inceppi. Eppure, c’è chi ha provato a portare il futuro sul Monte. Spoiler: è andata a finire con un biglietto di sola andata per l’Irlanda.

Parliamo della VeChain Foundation San Marino Srl, un nome che forse ai più dice poco, ma che nel mondo della blockchain è un peso massimo. VeChain è un colosso nato a Singapore nel 2015, con radici cinesi, che con la sua rete VeChainThor domina la scena globale della blockchain applicata a logistica, sostenibilità e certificazioni digitali. Pensate a roba grossa: sponsor delle ATP Finals di Torino e degli Internazionali di tennis di Roma, o, se siete un pelo “tecnologici”, a un sistema che traccia tutto, dalle scarpe firmate ai container navali. 

Nel 2021, sull’onda del Decreto Delegato n. 86/2019 –quello della blockchain, vi ricordate?– VeChain piazza la sua sede europea a Dogana. Un colpaccio, no? Macché. Le banche sammarinesi gli chiudono la porta in faccia: niente conti correnti, niente operazioni con i loro token. Risultato? Per gestire cripto e valute, VeChain apre una filiale in Irlanda. 

Avete letto bene: un gigante tech viene qui attratto da una legge “innovativa” e poi scappa perché il sistema bancario non sa cosa farsene di una “diavoleria” come il wallet digitale.

Non è solo una questione di arretratezza tecnologica. C’entra anche la norma sulle fondazioni, un vero tritacarne burocratico. A San Marino, la Legge 28 giugno 2010 n.101 e il Decreto 144/2014 impongono autorizzazioni governative, controlli asfissianti della Banca Centrale e un iter che, per una realtà veloce come VeChain, è come sfrecciare in autostrada con un trattore col cingolo scassato. 

In Italia, col Codice del Terzo Settore, le fondazioni respirano di più; qui, è un’agonia di timbri e scartoffie. E non è un caso isolato: ho saputo di un progetto per una stablecoin sammarinese –una cripto locale, tipo un euro digitale– pronto per essere presentato a Governo e Bcsm. Interessante, sì, ma chi ci scommette sopra con un sistema bancario che accoglie il futuro come un contadino accoglie un tizio che gli offre un mutuo in bitcoin?

Eppure, VeChain ci ha lasciato un regalino prima di salutare: i “vaccini NFT”. Nel 2021, San Marino ha collaborato con loro per il San Marino Digital Covid Certificate, un pass vaccinale digitale basato su NFT, token unici registrati sulla blockchain VeChainThor. Funzionava così: un QR code sul tuo telefono certificava il vaccino, verificabile ovunque nel mondo, senza rischi di falsi. Primo caso nazionale del genere, roba da far invidia all’Europa. Peccato che, mentre il Titano si vantava di questo balzo tech, le banche locali continuavano a chiedersi se “NFT” fosse il nome di un nuovo suv Audi.

Le opportunità ci sarebbero, eccome. Un sistema bancario sammarinese potrebbe integrare blockchain, offrire conti per criptovalute, magari lanciare quella stablecoin SMR che resta un sogno nel cassetto. Svizzera ed Emirati lo fanno da anni: banche che accolgono tech company e incassano miliardi. San Marino? Sta ancora rimuginando se la calcolatrice potrà mai spodestare il sacro “pallottoliere”. Intanto, Bcsm –che pure avrebbe la visione per dare una mano, ma è solo un organismo di vigilanza e poc’altro, non un dittatore economico– resta a guardare; il Governo tace e San Marino Innovation –sì, sempre quel freno a mano “tirato”– osserva il disastro da lontano, come un passante che twitta la foto di un’auto elettrica in fiamme.

Non è troppo tardi, però. Serve un sistema bancario che apra le porte al futuro… Servono conti correnti per aziende come VeChain, piattaforme digitali, una norma sulle fondazioni che non sia un’arma contro l’innovazione. E serve un Governo che dia una scossa a un sistema finanziario fermo agli anni ’90 e nostalgico di quel “fatturificio” -rigorosamente in “produzione propria”- che lo trainava.

Altrimenti, il prossimo treno perso sarà quello delle banche digitali e i sammarinesi resteranno lì, a contare i turisti col “pallottoliere” mentre il mondo paga con un beep sul polso…