Fino ad ora si pensava che il «tesoro» della cricca fosse nascosto in una serie di conti correnti all’estero. Ma adesso gli inquirenti sono convinti che denaro, preziosi e soprattutto documenti, siano nascosti anche in cassette di sicurezza. In banche a San Marino, nello Stato dove sono stati scoperti i primi conti correnti dove è stato versato per anni denaro. Sulla cui provenienza stanno ancora indagando gli investigatori della Guardia di Finanza e del Ros dei carabinieri. Una convinzione che arriva dalla scoperta di due chiavi che aprirebbero proprio le cassette di sicurezza individuate fuori dalla giurisdizione italiana. Si tratta di un sequestro effettuato negli uffici del commercialista del costruttore romano Diego Anemone, Stefano Gazzani, considerato l’uomo che conosce tutti i presunti segreti illeciti della cricca.
Oltre ai numerosi faldoni che gli sono stati portati via dagli investigatori, adesso spuntano anche le chiavi delle cassette. Ma che secondo la procura di Perugia, potrebbero essere anche le «chiavi» della stessa inchiesta. Lì dentro, infatti, ci potrebbero essere documenti in grado di chiarire i rapporti tra gli indagati e il mondo degli appalti pubblici. Altri nomi e cognomi di persone che avrebbero favorito l’attività impreditoriale delle società collegate ad Anemone e ai suoi parenti. Oltre a quelli già presenti nelle due cosiddette «liste Anemone», che contengono anche indirizzi di uffici ed enti oltre a cifre di denaro accanto a nomi e luoghi. L’operazione più complessa adesso è quella di ricostruire i flussi di denaro al centro dell’inchiesta di Perugia. Individuare il percorso di quel fiume di soldi che, secondo le indagini della procura umbra e della Guardia di Finanza, avrebbe presso destinazioni estere: da Lussemburgo alla Svizzera, fino a San Marino. Caccia dunque al tesoro della cricca nei paradisi fiscali. Milioni e milioni di euro che potrebbero essere stati portati all’estero in contanti o attraverso versamenti bancari. Denaro che sarebbe stato versato in istituti di credito anche dopo lunghi viaggi in automobile attraverso i Paesi europei.
Inizialmente era stata la procura di Firenze a scoprire i viaggi della cricca, compiuti dal commercialista Stefano Gazzani (che ha sempre respinto ogni accusa) e dalla madre di Claudio Rinaldi, l’ex commissario del Nuoto 2009. Al commercialista è stata sequestrata anche la «relazione Maddalena», che conterrebbe anche indicazioni sugli assetti societari di Anemone. Le indagini di Perugia, comunque, puntano anche a scoprire se e quando è stato riciclato denaro nel corso degli anni dalla cricca. Nel mirino degli inquirenti anche assegni circolari usati, secondo la procura umbra, per contribuire all’acquisto di abitazioni per l’ex ministro Claudio Scajola, Lorenzo Balducci, uno dei figli di Angelo, e della figlia del generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru. Soldi che gli investigatori sospettano siano riferibili sempre a Diego Anemone. Ognuno nega qualsiasi coinvolgimento e tantomeno di aver ricevuto regalie dalla cricca in cambio di favori politici legati soprattutto agli appalti pubblici milionari. Domani, anche per chiarire questi aspetti investigativi, si aprirà una settimana di interrogatori negli uffici della procura umbra.
Tra i primi a essere ascoltato come persona informata sui fatti sarà il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e successivamente il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Entrambi sono stati indicati dall’architetto Angelo Zampolini, il presunto riciclatore di denaro della cricca, come beneficiari di appartamenti che gli erano stati «affidati» da Diego Anemone e da Angelo Balducci.
fonte IL TEMPO