
Nonostante i diversi fallimenti e le falle riscontrate nel corso di questi anni, il reddito di cittadinanza continua a essere visto come una misura di sostegno economico impossibile da cancellare soprattutto in piena pandemia. Come se non bastasse c’è chi vorrebbe allargare la platea dei beneficiari anche agli immigrati: lo Stato dovrebbe dunque fornire un aiuto anche ai migranti che approdano in un’Italia in forte difficoltà e messa a dura prova dalle conseguenze provocate dall’emergenza Coronavirus. Ad avanzare questa possibilità è stato Pasquale Tridico, che prima delle elezioni Politiche del 2018 era stato proposto dal Movimento 5 Stelle come ministro del Lavoro: “Ora sono necessarie risorse aggiuntive soprattutto per le famiglie numerose e gli immigrati“.
Il presidente dell’Inps giudica “eccessivo” prevedere un requisito di residenza in Italia di 10 anni: “Non esiste in nessun Paese europeo“. Il reddito grillino viene visto come un importante argine contro la povertà assoluta che è aumentata con il Covid-19, in grado di “raggiunge 3 milioni di persone e l’importo medio è di 550 euro“. Ora però a suo giudizio è arrivato il momento di aumentare il sussidio in base ai componenti del nucleo “per raggiungere maggiore equità“: la ricetta potrebbe essere o quella di cambiare “la scala di equivalenza” oppure quella di “agire sul contributo da 280 euro legato all’affitto“.
Le misure del governo
Tridico si è detto consapevole che l’aver ipotizzato di far crescere il reddito di cittadinanza agli immigrati potrebbe esporlo ad altre critiche, ma ha tenuto a precisare che da parte sua è stata fatta una valutazione puramente tecnica: “Per formazione culturale mi occupo di sistemi economici comparati, faccio confronti con le migliori esperienze nei Paesi avanzati. Le decisioni e le legittime riflessioni politiche non spettano a me“. Da non dimenticare comunque la categoria dei giovani, per cui ha proposto il riscatto gratuito della laurea per valorizzarla a fini pensionistici e la copertura figurativa dei contributi per incentivare lo studio e la formazione: “Se durante la pandemia un ragazzo ha perso il lavoro ma si è riqualificato, io dico che è giusto che quell’anno possa essere contato attraverso la copertura figurativa dei contributi“.
Quanto alle decisioni economiche del governo, il numero uno dell’Inps – intervistato da La Stampa – si sente di condividere i provvedimenti di quello precedente che vede in linea con quello attuale soprattutto nell’ambito del lavoro: “È stato mantenuto un forte connubio tra la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti. Mi sembra ragionevole, l’esecutivo fa bene a essere prudente in questa fase. Noto una sorta di continuità evolutiva tra il secondo esecutivo Conte e quello di Draghi“.
La multa all’Inps
Nelle scorse settimane il Garante della privacy ha sanzionato l’Istituto nazionale di previdenza sociale dopo aver riscontrato presunte violazioni nell’ambito degli accertamenti antifrode riguardo al “bonus Covid” per le partite Iva; perciò l’autorità di controllo ha ordinato all’Inps il pagamento di una sanzione di 300mila euro. Una cifra giudicata “ingiusta ed eccessiva“. “L’Inps ha la missione e il dovere di fare i controlli ed è normale avere potenzialmente delle criticità quando si trattano milioni di informazioni. Noi siamo molto più zelanti dei giganti di internet che ci profilano ogni volta che navighiamo sul web“, ha concluso.
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