
Che i ministri e il Presidente del Consiglio, si avvalgano di esperti o di gruppi di esperti non è una novità.
Ed e’ cosa sempre auspicabile. Quando Giacomo Brodolini, ministro socialista del lavoro preparava la costruzione dello Statuto dei Lavoratori scelse Gino Giugni, grande giuslavorista, gambizzato poi dalle Br, come esperto ed estensore della riforma.
E Gino Giugni si avvalse di un gruppo di lavoro, che allora non si chiamava, pomposamente, Task Force.
Roberto Ruffilli, forlivese, costituzionalista assassinato dalle Br, fu consigliere esperto del Presidente Ciriaco De Mita per le riforme costituzionali.
Antonio Da Empoli, padre di Giuliano, era il consigliere economico del Presidente del Consiglio Craxi, quando subì un agguato delle Br. Marco Biagi era il grande esperto di Maroni e Sacconi al Ministero del Lavoro, quando fu ucciso dalle Br. Massimo D’Antona, giuslavorista, consigliere del Ministro Bassolino, condannato a morte dalle Br. Ezio Tarantelli, economista, consigliere prima della Cisl di Carniti, durante la riforma della Scala Mobile poi di altri ministri, ucciso dalle Br.
Vedete, le Task Force non sono cosa nuova. Ma erano però cosa maledettamente seria.
Che più volte è, drammaticamente, diventata tragedia.
Ma la storia, come diceva il buon Marx, si tramuta in farsa.
Ve li immaginate Marco Biagi, Ezio Tarantelli, Paolo Ruffilli, imperversare in tutti i Talk Show, del giorno e della notte?
Erano persone di grande, grandissimo sapere e svolgevano un ruolo importantissimo, capace di incidere fortemente e concretamente, sul futuro del Paese, ma il più delle volte il grande pubblico ne ha conosciuto l’esistenza dopo gli spari delle Br.
Svolgevano la loro alta funzione con riservatezza e impegno.
Competenza e riservatezza.
E non avevano poteri diretti.
Ecco, avete visto Domenico Arcuri intervistato da Lucia Annuziata domenica pomeriggio?
È stato dotato di poteri diretti. Che esercita nei Talk Show con incompetenza.
È la misura, il paradigma, della farsa. Del decadimento dello Stato.
Per altre ragioni lo è stata anche la Commissione Colao. Centinaia di esperti, coordinati da un grande manager, producono un documento, dove ci sono scritte cose serie: bisogna puntare sullo sviluppo e non solo sull’assistenza . Tutti i componenti del gruppo lo firmano. Escluso la professoressa Mazzuccato, la cattedratica italiana che vive a Londra, dove ha imparato a parlare un buon italiano con marcato accento inglese.
Bene, il Presidente del Consiglio, butta il documento nel cestino e assume la Mazzuccato come consulente.
Capito cosa intendo per farsa e per decadimento?
Non è tutto. Le Task Force odierne sono anche la misura della crisi profonda della democrazia.
Non mi riferisco ai singoli esperti. Nulla di personale. Alcune sono persone con grande competenza e di grande serietà.
È una evidenza concettuale.
Prendiamo l’ultima.
Quella per il Recovery Fund.
Abbiamo bisogno di prendere 209 miliardi dall’Europa per far crescere il Paese. È però la grande occasione per cambiare lo Stato, la Pubblica Amministrazione, la giustizia, la burocrazia. Senza badare a spese.
E invece si lascia tutto così, com’era prima, com’è adesso, badando solo alle spese, senza cambiare nulla.
Chiamata ad accendere un grande fuoco con tanta paglia.
In silenzio. Nel buio delle stanze della Presidenza del consiglio. Senza confronto preventivo con i corpi intermedi, con i sindacati, con Confindustria, Confcommercio, Confartigianato. Con il paese reale. Come si faceva ai tempi di Tarantelli e Biagi o Giugni.
Che supportavano i ministri, il Governo, nel confronto con la realtà.
Le Taske Force oggi invece sostituiscono, hanno un ruolo e si vuole anche dar loro un potere, sostitutivo, delle istituzioni e delle istanze democratiche.
Per rispondere ad Uno o a pochi.
Lo abbiamo già visto. 100 anni fa circa.
Ma ancora una volta, dalla tragedia si passa alla farsa.
Sergio Pizzolante