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Dopo quello di Roma, anche il tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento di un migrante, in questo caso proveniente dall’Egitto. In Egitto vi sono “gravi violazioni dei diritti umani, che in contrasto con il diritto europeo citato persistono in maniera generale e costante ed investono non solo ampie e indefinite categorie di persone…ma anche il nucleo stesso delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in cui si inserisce la nozione di Paese di Sicuro”, si legge in un passo del provvedimento. “…I citati rischi di insicurezza che riguardino, in maniera stabile ed ordinaria, intere ed indeterminate categorie di persone portano ‘de plano’ il decidente a negare che l’Egitto possa ritenersi paese sicuro alla luce del diritto dell’Unione Europea”.
“Arriva puntuale un’altra decisione sorprendente da un giudice di Catania – dichiara il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri -. Nessun Paese è sicuro, nemmeno forse la città di Catania, che ha magistrati di questo genere. Assisto esterrefatto al continuo uso politico della giustizia con modalità tali che usurpano le competenze del potere legislativo e del potere esecutivo. La magistratura in questo Paese è diventato un problema davvero serio”.
A Gasparri replica Antonio Nicita, vice presidente del gruppo Pd in Senato: “Oggi con una lunga sentenza, ineccepibile dal punto di vista giuridico, il Tribunale di Catania disapplica il decreto Paesi Sicuri, nel respingere la convalida di un richiedente asilo egiziano. Una sentenza chiarissima che indugia a sviluppare pedissequamente tutti i passaggi delle normative applicabili e di grande ausilio a quanti, dalle parti del governo, troppo frettolosamente, ad essere ottimisti, hanno consultato il corpus giuridico e hanno pensato di superarlo con un decreto legge”.
“Appaiono platealmente evidenti la correttezza della disapplicazione del decreto, la irrilevanza del parere della Corte di giustizia in presenza di palese applicazione, la conseguente non convalida del fermo del cittadino egiziano. Quanti altri decreti destinati al fallimento produrrà il governo?”, conclude Nicita.
“L’Egitto è una meta sempre più gettonata per le vacanze, tanto che nel 2023 ha segnato un numero record di visitatori: 14,9 milioni, di cui 850mila dall’Italia. In altre parole – afferma la Lega in una nota -, l’Egitto è un Paese sicuro per tutti, tranne che per i clandestini che – secondo alcuni giudici di sinistra – non possono tornarci. Pensare che per la sinistra e l’Anm a essere insicura dovrebbe essere l’Italia perché governata dal centrodestra. Eppure, per Pd e toghe rosse i clandestini devono rimanere tutti qui”. “Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi – osserva il vicepremier e ministro Matteo Salvini -, il Paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo!”.
Sulla polemica politica-magistratura dice la sua il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, all’assemblea convocata d’urgenza a Bologna dalla giunta dell’Anm Emilia-Romagna dopo l’ordinanza del tribunale del capoluogo emiliano con cui è stato disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Ue sul decreto legge sui Paesi sicuri . “Quando il clima si accende, quando lo scontro si fa pesante e volano parole forti come quelle di ‘magistrati nemici del popolo’, può darsi che qualcuno prenda sul serio queste parole – spiega Santalucia -. Qui non si tratta di cercare lo scontro con la politica ma di difendere i magistrati da aggressioni che potrebbero creare un clima in cui esercitare la giurisdizione diventa più difficile. E le maggiori difficoltà si scontano poi sulla pelle dei cittadini”.
Per Santalucia “una volta erano i pubblici ministeri, le ‘toghe rosse’ della procura, a essere attaccate e i giudici finora erano stati un po’ tenuti da parte. Ora sono proprio i giudici a essere accusati di parzialità e di pregiudizialità, per lo più i giudici civili, quelli dell’immigrazione. Questa insofferenza nei confronti del potere giudiziario sembra allargarsi a macchia d’olio: non solo le procure, oggi riguarda tutta la giurisdizione. In questo troviamo motivi di rinnovata preoccupazione”, spiega il presidente dell’Anm.
“I magistrati senza opporsi e senza scontro chiedono soltanto, con ferma indignazione, poiché viene messa in pericolo l’autonomia e indipendenza della magistratura, che è un potere terzo, di poter esercitare il proprio ruolo senza condizionamenti di sorta. I diritti delle persone non possono essere messi in un angolo solo perché l’azione di governo trova un limite nelle pronunce dei giudici. E’ impensabile rappresentare la magistratura come un potere che ostacola il benessere della comunità quando non è d’accordo con l’azione di governo: è gravissimo – conclude Santalucia -, il senso di queste assemblee che faremo anche a dicembre è l’apertura verso la società e non la chiusura corporativa”.