
(di Enzo Quaratino) (ANSA) – ROMA, 28 NOV – RENATO CANTORE, “HARLEM. ITALIA.
COVELLO E MARCANTONIO, DUE VISIONARI NEL GHETTO DEI MIGRANTI”
(RUBETTINO, PP 211, EURO 18)- Sul finire dell’Ottocento ogni
strada di Italian Harlem, la prima Little Italy d’America, uno
dei quartieri più degradati e problematici di Manhattan, è
popolata da immigrati italiani, partiti da tante regioni del
Belpaese per fuggire da una vita di stenti. Sono lì a fare
qualsiasi mestiere, soprattutto i più umili, pur di raccogliere
un po’ di soldi da mandare a casa o per andare a vivere in
quartieri più eleganti di New York. A Italian Harlem vi sono
anche Leonard Covello e Vito Marcantonio, arrivati da due vicini
paesi sperduti tra le montagne della Basilicata, i quali,
tuttavia, pur avendone la possibilità, decidono di non lasciare
quel ghetto di migranti connazionali. Il loro sogno americano –
non salvarsi da soli, ma crescere insieme alla comunità – è
raccontato da Renato Cantore, giornalista e scrittore, nel
volume in libreria dal 2 dicembre.
Covello è educatore e sociologo; Marcantonio, uno dei suoi
primi allievi, è avvocato e uomo politico. In quel ghetto dei
migranti nasce e cresce la loro amicizia, lì si consolida il
loro progetto visionario di cambiare il verso della storia
guardando al popolo di Harlem non come a un imbarazzante
fardello di cui liberarsi o una semplice riserva di voti, ma
come a una comunità da accompagnare verso un futuro migliore.
Tra i primi figli di migranti laureato alla Columbia, Covello
è il pioniere dell’insegnamento dell’italiano nelle scuole
americane, studioso appassionato della condizione delle famiglie
di italiani in America, artefice della nascita e preside per
ventidue anni della Benjamin Franklin High School, prima scuola
superiore in un quartiere di migranti. Marcantonio è uno dei più
stretti collaboratori di Fiorello La Guardia, e, quando questi
diventa sindaco di New York, ne prende il posto in Parlamento.
Si batte fin da giovanissimo per i diritti dei migranti, il
lavoro, la lotta alla povertà. Il legame che sa creare con la
gente va oltre la politica, e per questo riesce ad essere eletto
per sette volte nonostante le sue idee radicali e la militanza
nell’American Labour Party, minoritaria formazione di sinistra.
Len e Marc, così li chiamano, si battono per costruire una
comunità multietnica, fondata sul rispetto reciproco e la
collaborazione tra italiani, afro-americani e portoricani, i
gruppi etnici più numerosi in un’area cittadina che conta oltre
quaranta nazionalità. Al loro comune impegno si deve la
creazione di una vasta rete di centri sociali, l’assistenza a
migliaia di famiglie di migranti, la realizzazione di grandi
progetti, come la costruzione di case popolari e la nuova,
grande scuola destinata a diventare il vero centro della vita di
quartiere. Gli avversari di Marcantonio le provano tutte per
impedirgli la rielezione, fino a cambiare i confini del collegio
elettorale e le regole del gioco. Alla fine, per batterlo, è
necessario costruire una grande coalizione composta da tutti i
partiti, democratici, repubblicani e liberali.
Marcantonio muore a 51 anni, colpito da un attacco di cuore
mentre si sta recando in municipio per presentare la sua
ennesima candidatura. Il cardinale di New York, Francis
Spellman, gli nega il funerale religioso nella chiesa degli
italiani di Harlem, perché considerato un comunista. La sua
gente gli rende un grande tributo con un corteo funebre al quale
partecipano in migliaia. A portare a spalla la bara è, tra gli
altri, il suo vecchio maestro e amico di una vita. Qualche anno
dopo Covello va in pensione, ma non si ferma. Si occupa dei
nuovi migranti, i portoricani, e realizza a Manhattan un centro
per gli anziani. Poi, ormai ultraottantenne, decide di tornare
in Italia, richiamato da Danilo Dolci e dalla sua utopia sociale
per la lotta alla mafia e il riscatto della Sicilia.
Muovendo dalle vicende di Len e Marc, Cantore propone sullo
sfondo la storia dell’emigrazione di massa dall’Italia verso gli
Stati Uniti, dall’arrivo dei primi italiani negli anni Ottanta
dell’800, quando furono accolti come “indesiderabili” e
sottoposti a condizioni di terribile sfruttamento (il volume si
apre con la storia della motonave “Italia”, bloccata nel porto
di New York nel dicembre del 1880 con 750 disperati a bordo),
fino alla metà del nuovo secolo, quando gli italo-americani
diventano la comunità predominante ad Italian Harlem, capace di
darsi un’identità e perfino una classe dirigente. (ANSA).
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