San Marino. Ex Cis, intervista all’avv. Pagliai: “Non sono i correntisti che possono perseguire chi è fuggito col malloppo”

E’ notizia di questi giorni che il Comitato Correntisti Sammarinesi ha presentato ricorso a Strasburgo presso la Corte Europea dei diritti dell’uomo. Per capire di che cosa si tratta e fare chiarezza, abbiamo intervistato l’avvocato Stefano Pagliai del foro di Firenze, il quale rappresenta legalmente i correntisti.

 

Avvocato Pagliai, che cosa è successo?

“Il problema credo oramai sia noto. Gli ex correntisti di Banca Cis, cui era stato garantito il rimborso dei propri risparmi, convertiti in obbligazioni Bns, entro il 22 luglio scorso tramite l’assestamento di bilancio votato il 24 giugno, a pochi giorni dalla scadenza delle obbligazioni, se le sono viste convertire in titoli di Stato con scadenza decennale il giorno in cui se le sarebbero dovute veder liquidare. Hanno appreso il tutto a cose fatte. Giusto per far comprendere cosa ha significato nella vita delle persone coinvolte: c’è chi aveva stipulato un preliminare per un immobile convinto che di lì a qualche settimana sarebbe rientrato della liquidità necessaria per completare l’acquisto, chi aveva promesso al figlio il supporto economico necessario per realizzare le proprie aspirazioni, chi, semplicemente, dopo una vita di sacrifici, voleva godersi i propri soldi o averli comunque a pronta disposizione per assicurarsi una serena vecchiaia. Alcuni mi hanno anche confessato che, vista l’età, sanno già che quei soldi non li rivedranno più”.

 

Perché non vendere questi titoli e monetizzare?

“I titoli sono già stati svalutati – dalle stesse banche detentrici – di poco meno del 40% ed anche a chi, nella disperazione, si è dichiarato disponibile a cederli a quel valore è stato risposto ‘grazie, non ci interessa’. Il mercato secondario, per questi strumenti finanziari, almeno allo stato, pare più teorico che pratico”.

 

Perché una decisione così “estrema”, ovvero quella di ricorrere presso la Corte Edu? Non si poteva risolvere la questione all’interno di San Marino?

“Alla decisione di rivolgersi alla Corte i correntisti sono giunti, mi creda, dopo moltissimi tentativi di ottenere ascolto prima ed un confronto poi con le Istituzioni che però non hanno fornito alcun tipo di riscontro concreto, negandosi, sostanzialmente, a qualsiasi dialogo. Il loro approccio non è mai stato quello di ‘rivogliamo tutti i soldi e subito’ o di andare in Piazza della Libertà a sbattere i mestoli sulle padelle ma di pretendere il rispetto delle promesse fatte. Il piano di risoluzione di Banca Cis prevedeva rimborsi a 3,5 e 7 anni in base all’entità dei risparmi detenuti. Lo Stato si era fatto garante del rispetto di questo impianto non a parole ma a mezzo di provvedimenti di Legge. Poi, all’improvviso, a giugno di quest’anno, la doccia fredda”.

 

Vado sul tecnico. Voi contestate chiaramente la legge che ha permesso la conversione in titoli. Alla Corte di Strasburgo però non è possibile andare solo dopo avere esperito ogni grado interno di giudizio?

“La conversione è avvenuta in forza di un provvedimento di Legge. L’ordinamento sammarinese, come del resto quello italiano, prevede dei casi di ricorso diretto al Collegio Garante – l’unico che può esprimersi sulla legittimità di un provvedimento legislativo – ma che non sono riservati ai singoli cittadini. In questi casi la giurisprudenza della Corte si è a più riprese espressa nel permettere l’accesso al giudizio senza necessità di dover adire le vie di ricorso interne che, per i singoli, non sono immediatamente accessibili”.

 

Faccia fare a me l’avvocato. Non crede che se lo Stato sammarinese ha preso una decisione del genere, lo ha fatto per garantire la tenuta del sistema e dunque tutelare gli stessi cittadini e correntisti?

“Io comprendo che ovviamente c’è il tema di garantire la tenuta delle finanze pubbliche ma, insisto, a questi cittadini – sammarinesi ma anche italiani – ‘è stato lo Stato’ – scusi il gioco di parole – a promettere e garantire certe cose. Trovare un nuovo equilibrio, previa attivazione dei canali di dialogo, era possibile ma si è preferito un intervento unilaterale e attuato in ‘zona Cesarini’. I 3 anni di attesa del piano di risoluzione oggi sono diventati 13! Questa più che una modifica è un tradimento delle garanzie fornite e sempre confermate dal 2019 al giugno 2022”.

 

La provoco. In tutto questo marasma, la sensazione è che al solito i cosiddetti “pirati della finanza”, coloro che hanno creato i dissesti e che poi sono i veri colpevoli, la facciano sempre franca. Chi invece paga sono cittadini, ma anche gli stessi governi che a questi problemi devono trovare una risoluzione. Che ne pensa?

“Ha perfettamente ragione e la ringrazio della domanda per chiarire un punto. I più arrabbiati – per usare un eufemismo – con i responsabili del dissesto di Banca Cis sono proprio gli ex correntisti. Sono loro che stanno pagando i danni più rilevanti di quanto avvenuto. Questo, però, non può significare che possano e debbano essere i correntisti ad individuare o perseguire chi è ‘fuggito col malloppo’, se mi passa quest’espressione. Di questo devono occuparsi le istituzioni competenti, Magistratura e Banca Centrale in primis. Torno al punto di partenza: lo Stato aveva garantito il rimborso in base a certi criteri e garanzie ai risparmiatori innocenti che non possono essere certo essere ritenuti colpevoli di aver depositato i propri risparmi presso un Istituto che, fino al 2019, era regolarmente autorizzato alla raccolta ed alla gestione”.

 

Cosa accadrà ora?

“Adesso attendiamo i vari passaggi previsti dal Regolamento della Corte Europea e confidiamo ovviamente che si voglia esprimere in tempi rapidi. Non senza rinnovare ovviamente l’auspicio e la disponibilità affinché quel dialogo che è mancato a giugno possa realizzarsi, ancorché tardivamente, sempre nell’ottica di individuare soluzioni alternative”.

 

David Oddone

(La Serenissima)