A te, che ti muovi nell’ombra e spargi veleno. A te, la cui mano codarda strappa vite innocenti e getta famiglie nello sconforto più nero. Mi rivolgo direttamente a te, l’anonimo dispensatore di morte che da anni terrorizza le nostre comunità, da San Marino alle zone limitrofe.
Lo so che leggi. Forse sorridi persino, compiaciuto della paura che semini, del dolore che provochi. Ma guardati allo specchio, se ne hai il coraggio. Cosa vedi? Un essere forte? Un giustiziere? No, vedi solo un fallito. Un individuo la cui unica affermazione di esistenza passa attraverso la sofferenza di creature indifese, attraverso le lacrime di chi le amava.
Ogni boccone avvelenato, ogni carcassa ritrovata, ogni lamento straziante di un cane che muore tra le braccia del suo compagno umano è un macigno sulla tua coscienza, ammesso che tu ne possegga una. Parliamo di decine, forse centinaia di vite spezzate. Non numeri, ma anime pure, compagni fedeli, membri a tutti gli effetti delle nostre famiglie. Cani che per qualcuno erano l’unica compagnia, per altri un figlio peloso, per altri ancora un amico insostituibile. Hai idea del vuoto che lasci? Della rabbia che accendi?
Credi di essere furbo, di agire indisturbato. E forse, per troppo tempo, una certa inerzia te lo ha persino concesso. Anni. Anni di segnalazioni, di denunce, di appelli caduti in un silenzio assordante. Anni in cui chi doveva proteggere, chi doveva indagare con la ferocia che un simile crimine merita, forse non ha colto appieno la gravità di questa mattanza. Non voglio puntare il dito con veemenza, perché confido ancora nelle istituzioni. Ma è innegabile un senso di frustrazione, la percezione di una sottovalutazione che ha permesso a questa scia di sangue di allungarsi a dismisura. Una ferita aperta che coinvolge il senso di giustizia di un’intera comunità. La politica, le forze dell’ordine, la magistratura: ognuno, per la sua parte, rifletta se davvero è stato fatto tutto il possibile, con la tempestività e la determinazione necessarie. Perché ogni giorno che passa senza un colpevole è un’altra vittoria per te, e un’altra sconfitta per la civiltà.
Ma non illuderti. La paura che semini si sta trasformando in qualcosa di più forte: la determinazione. La determinazione a fermarti, a identificarti, a portarti di fronte alle tue responsabilità. Le lacrime di oggi sono il carburante della nostra indignazione. E questa indignazione è diventata un coro. Un coro che chiede giustizia, non vendetta. Giustizia per Ettore, per Luna, per Rocky, per tutti i nomi che portiamo incisi nel cuore e che tu hai trasformato in dolorosi ricordi.
Sappi che non sei solo un “killer di cani”. Sei un distruttore di affetti, un seminatore di angoscia. Sei il riflesso di una società che a volte fatica a riconoscere il valore di ogni vita, anche quella di un animale. Ma noi quel valore lo conosciamo bene. Lo leggiamo negli occhi scodinzolanti che ci accolgono a casa, nelle leccate affettuose, nella compagnia silenziosa e costante.
Questa lettera non è un appello alla tua pietà, perché chi agisce come te non ne conosce il significato. È una sfida. È l’urlo di dolore e di rabbia di migliaia di persone che non si arrendono. Siamo stanchi di piangere i nostri amici a quattro zampe. Siamo stanchi di vivere con l’ansia. E ti daremo la caccia, metaforicamente e concretamente, con ogni mezzo legale a nostra disposizione.
Forse un giorno, quando il peso delle tue azioni schiaccerà quel briciolo di umanità che ti è rimasto, capirai. Ma sarà troppo tardi. Il male che hai fatto non potrà essere cancellato. E noi saremo qui, a ricordarlo. A pretendere che venga fatta luce, che venga scritta la parola fine a questo incubo.
Non sei un fantasma imprendibile. Sei solo un uomo, o una donna, piccolo, infinitamente piccolo, di fronte all’amore che hai cercato di distruggere. E quell’amore, te lo assicuro, alla fine vincerà.
David Oddone