Adoro questa nazione e raramente nei miei 34 anni di vita mi ero sentito così sporco e impotente come nell’ultimo anno. Uno stato alla berlina, una nazione svergognata dai media e dai “giornalisti” di una nazione che dovrebbe solo tacere. Lo stesso paese del quale, per solo grattare lo sporco dalla I, ci vorrebbero anni e migliaia di pagine di scritto. E quindi parliamo di noi, dei cittadini della Serenissima Repubblica.
Noi, i sammarinesi, i millenari liberi cittadini assediati dai vili, enclavizzati in una nazione marcia fino al midollo il cui governo è inviso ai cittadini suoi stessi.
Noi che abbiamo generato una nazione di arroganti, di clientelistici votanti, di politici impreparati e corrotti, di persone in vendita (per un voto o una licenza), di persone che hanno fatto dell’evasione e della truffa sulla differenza fiscale di un paese (l’Italia) un lavoro. Siamo noi, i sammarinesi, i colpevoli di quello che sta capitando a noi stessi perchè abbiamo scelto una classe politica che andava bene per un comunello, non per uno stato. Li abbiamo scelti con l’opzione del voto di scambio, del voto in cambio del lavoro statale, del voto in cambio di incarichi o della mancanza di un voto per motivi di spiaggia o di semplice menefreghismo (tanto a noi chi ci tocca vero? Bravi gli astensionisti).
Ora, prima che situazione diventi insostenibile, è ora che i partiti politici e i loro “rappresentanti” mettano da parte le loro piccole inutili e puerili faide per salvare il paese.
Il “Che” Ernesto Guevara ha scritto “Bisogna pagare qualunque prezzo per il diritto di mantenere alta la nostra bandiera.” ed è ora di prendere ogni provvedimento per evitare altri danni al nostro già ferito sistema e cominciare ad alzare la voce. Non come gattini di fronte ad un italico leone, ma come uomini che si riprendono il loro spazio e la loro sovranità.
Abbiamo provato a parlare con l’Italia, ci siamo umiliati, ci siamo fatti schiaffeggiare, ci siamo fatti circondare, insultare, attaccare sia dalla “Guardia di Finanza” (i cui generali si suicidano se indagati) in un embargo commerciale, amministrativo e sociale senza pari al mondo. Wikipedia definisce l’embargo cosi: “Per embargo si intende il blocco degli scambi commerciali deciso da uno o più paesi nei confronti di un paese terzo, solitamente per motivi politici o economici. Si tratta di una misura di coartazione della libertà di decisione degli stati colpiti da tale provvedimento“. Ed è quello che sta avvenendo a noi.
Ora per risolvere questa situazione bisogna che i politi mettano sul tavolo le soluzioni e comincino a scavalcare l’Italia e i suoi rappresentanti smascherandoli di fronte alla comunità internazionale.
Qualsiasi opzione che non preveda una voce autorevole ed internazionale che rimette l’Italia in riga è improponibile, cosi come una qualsiasi ulteriore collaborazione con uno stato i cui funzionari pubblicano le liste dei clienti di una azienda privata criminalizzando i clienti (innocenti fino a prova contraria) al solo scopo di destabilizzare uno stato e farne un protettorato o peggio ancora inglobarlo nel proprio territorio facendo di San Marino uno stato fantoccio dell’Italia corrotta e mafiosa che noi non vogliamo.
Se da una parte la crisi sta colpendo a fondo le già provate aziende di San Marino il decreto incentivi è il gesto CRIMINALE e SCORRETTO di uno stato che vuole solo fare accanimento mediatico contro chi è più debole e che applica la politica italiana di sempre “Forte coi deboli e debole coi forti” che ha permesso all’Italia di prosperare.
Sicuramente San Marino deve reinventarsi da capo, scrollarsi di dosso l’ombra italiana e cominciando a ragionare sulla proprioa forza. La forza nostra è proprio la dimensione, la nostra piccola estensione permette di poter sviluppare progetti innovativi in poco e la forma di governo (se ripulita dall’attuale classe politica incompetente) è in grado di combattere alla pari coi grandi nonostante siamo circondati da una nazione ormai ostile.
Possiamo fare grandi cose nel nostro piccolo. Cambiare la storia se lo vogliamo tutti e se tutti siamo disposti a cambiare il nostro stile di vita e la nostra professionalità mentre l’Italia è una nazione condannata dal suo stesso sistema.
È ora che i sammarinesi si strappino le fette di prosciutto da mezzo chilo dagli occhi e affianchino i movimenti cittadini boicottando i partiti.
È ora che i sammarinesi si rendano conto che se il privato chiude, le banche chiudono, il commercio chiude e quindi anche lo stato chiude; che nonostante quello che dicono i nostri “illuminati” politici al governo senza imprese non ci possono essere impiegati statali e assistenza sanitaria.
È ora che San Marino agisca in sede internazionale per distruggere l’idea che ha l’Italia di noi, che si tirino fuori le unghie. Se l’Italia ci vuole alla fame non sia una facile impresa e che alla fine costi molto anche a loro, magari una bella vittoria di Pirro.
È ora che i sammarinesi cambino quelle regole che hanno portato questo stato florido al fallimento e che si riprendano la loro posizione imponendo uno stato di diritto che non c’è più.
Quelli che stanno combattendo già lo sanno ma quelli che si nascondono negli uffici statali convinti della propria intoccabilità, nelle aziende fasulle convinti che il sistema non cambierà mai, quelli che si fingono malati per stare a casa a montare i cancelli ricevendo soldi dallo stato devono capire che non c’è più trippa per nessuno, che è ora di agire.
Altrimenti preparatevi, perchè al posto delle belle scritte “Benvenuti nell’antica terra della Libertà” potrebbe appartire un giorno “Libertas requiescat in pace”