Il mondo si sta sgretolando sotto il peso del risentimento e della violenza e la recente escalation tra Israele e Hezbollah ci impone di guardare in faccia una realtà spaventosa: l’odio genera solo altro odio, in una spirale infernale senza fine. Il conflitto, che nessuno sembra realmente desiderare, rischia di degenerare in una guerra totale, con conseguenze devastanti.
L’episodio chiave è avvenuto a Majdal Shams, una cittadina drusa nelle alture del Golan occupate da Israele, dove un razzo lanciato da Hezbollah ha colpito un campo da calcio, uccidendo dodici bambini innocenti. Bambini di età compresa tra i 10 e i 16 anni, impegnati in una semplice sessione di allenamento, sono diventati vittime di una guerra che non hanno mai voluto, né compreso. La morte dei bambini – di tutti i bambini, compresi quelli palestinesi – è un grido silenzioso che denuncia l’ottusità dell’uomo. I bambini sono sempre le prime vittime, le più indifese, quelle che pagano il prezzo più alto.
E il comportamento di Hezbollah avrà un prezzo. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che il Paese si sta avvicinando a una guerra totale contro Hezbollah, sostenendo che una risposta adeguata sarà inevitabile. Anche gli Stati Uniti, seppur invitando alla moderazione, hanno riconosciuto il diritto di Israele a difendersi. Un film già visto. La risposta di Israele non è solo una questione di difesa: è una dimostrazione di forza, un tentativo di dissuadere ulteriori attacchi attraverso la forza delle armi.
Un ciclo di brutalità e rappresaglie che ci costringe a riflettere sulla natura dell’odio, un meccanismo di autodistruzione che coinvolge tutti, lasciando sul campo solo rovine e morti. Il sangue di bambini innocenti, versato ancora e ancora, non è solo una tragedia personale per le loro famiglie, ma una ferita aperta per l’intera umanità.
Anche nello sport, alle Olimpiadi, simbolo universale di unità e fair play, l’odio si manifesta. Il judoka Nurali Emomali ha rifiutato di stringere la mano al suo avversario israeliano, Tohar Butbul, al termine del loro incontro. Un gesto di disprezzo che ha scatenato reazioni veementi sui social media, dove molti hanno parlato di “karma istantaneo” quando Emomali si è infortunato gravemente nel match successivo.
Gli eventi ci stanno trascinando in una guerra senza quartiere, persino mondiale, quando farà la sua mossa l’Iran, di cui Hezbollah è il braccio armato. Con oltre 150.000 missili puntati verso Israele, la capacità di distruzione di Hezbollah è enorme. Un conflitto le cui conseguenze sono imprevedibili.
Viene in mente Pascoli: “Uomini, pace! Nella prona terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia
d’aver fratelli in suo timor, non erra”.
Come sarebbe bello sei i due fratelli, confinanti, dopo essere venuti alle mani, dimenticassero il risentimento che aveva causato la lite e si addormentassero abbracciati, come nell’immagine evocata dal poeta ne I due fanciulli.
La pace richiede coraggio, il coraggio di abbandonare le ostilità e di cercare soluzioni condivise.
La comunità internazionale deve fare la sua parte. San Marino ha la possibilità concreta di essere attore protagonista, proponendosi come interlocutore e luogo deputato alla diplomazia internazionale. Io credo che questo possa e debba diventare il principale obiettivo della legislatura.
David Oddone
(La Serenissima)