Torna a crescere lo spread: il differenziale tra Btp decennali e i Bund tedeschi sale fino 195 punti, tornando ai livelli raggiunti nel febbraio 2014, con il tasso sul decennale è al 2,32%. E va male anche in Francia, dove il differenziale con il titolo tedesco arriva a 74 punti, mai così alto da quattro anni a questa parte. La causa è da ricercare nella candidatura di Le Pen, che se dovesse vincere chiederebbe l’uscita dall’euro. In Italia invece pesano le vendite sui titoli di Stato che fanno abbassare il prezzo e salire i rendimenti. Un contesto poco favorevole per l’Italia con un debito elevato e sotto schiaffo da parte della Ue per una possibile richiesta di una ulteriore manovra finanziaria.
Piazza Affari soffre nel giorno del via al maxi aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit, il più grande della storia borsistica italiana. A Milano l’indice Ftse Mib perde l’1,48%, con il titolo della banca in forte calo. Andamento contrastato per tutte le altre borse europee: Londra vira in rosso con perdite frazionali, Francoforte cede lo 0,8% e Parigi lo 0,8%.
A Piazza Affari occhi puntati anche sulla conference call di Tim su conti e piano industriale, mentre il titolo Telecom è già in netto rialzo dopo la presentazioni venerdì dei risultati 2016. Tra i migliori del listino anche Saipem dopo la promozione degli analisti della Jefferies, che hanno rivisto al rialzo il loro rating sull’azione portandolo dal precedente “hold” a “buy”. Resta caldo il fronte Intesa-Generali, anche dopo la frenata della scorsa settimana di Ca’de Sass all’ìpotesi di Offerta Pubblica di scambio per le azioni del Leone. Nel pomeriggio si attendono le parole di Mario Draghi, che interverrà in audizione al Parlamento europeo a Bruxelles.
L’Euro è in leggero calo sul dollaro. La moneta unica europea viene scambiata a 1,0734 dollari, rispetto alla quotazione di 1,0790 fatta registrare venerdì scorso.
Nuovo balzo in avanti degli ordinativi industriali in Germania, cresciuti a dicembre del 5,2%, in netto rialzo rispetto al +0,7% atteso, e in netta ripresa dopo il -3,6% di novembre. Sempre sul fronte dei dati macroeconomici, l’Istat diffonde oggi la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana mentre nel pomeriggio in arrivo i dati sulla bilancia commerciale Usa.
Il prezzo del petrolio resta in rialzo, sulla scia dell’ottimismo dei mercati sull’applicazione dei tagli produttivi degli dall’Opec. Sul circuito elettronico i future sul Light crude avanzano di 12 cent a 53,95 dollari e quelli sul Brent crescono di un cent a 56,82 dollari al barile.
Chiusura in lieve rialzo per la borsa di Tokyo. L’indice Nikkei ha concluso le contrattazioni in rialzo dello 0,31% a 18.976,71 Punti, 58,51 punti in più rispetto alla chiusura di venerdì. A spingere i listini i dati sull’occupazione americana e la deregulation avviata da Donald Trump su una serie di restrizioni normative per banche e broker previste da alcuni provvedimenti approvati durante la presidenza Obama, dopo la crisi del 2008.
L’effetto positivo si è registrato anche a Wall Street che venerdì ha chiuso in netto rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato 186,55 punti, lo 0,94%, A quota 20.071,46 Ma nell’ottava è sceso dello 0,1%. L’S&P 500 ha aggiunto 16,57 punti, lo 0,73%, a quota 2.297,42. E nella settimana è salito dello 0,1%. Il Nasdaq è salito di 30,57 punti, lo 0,54%, a quota 5.666,77 Portando il bilancio settimanale a un +0,1%. Il petrolio a marzo al Nymex è salito dello 0,5% a 53,83 dollari al barile e in settimana ha aggiunto l’1% circa.
In Cina, l’indice pmi servizi caixin scende a gennaio al 53,1 dal 53,4 di dicembre, che era il massimo da 17 mesi. L’indice composito è diminuito al 52,2 dal 53,5, il record da 45 mesi. Repubblica.it