Lo Stato ha perso: chi difende i nostri bambini dai mostri nascosti tra noi? – …di Michela Pelliccioni (Consigliere indipendente)

I lupi a San Marino non si aggirano solo nei boschi. Ce ne sono di più feroci, che non hanno esitato a toccare i nostri bambini. Abbiamo scoperto che vivono tra noi, che hanno frequentato le nostre comunità, che hanno avuto accesso diretto ai più piccoli. Non è un allarme generico: questo problema ha toccato anche me.

Quello che denunciavo mesi fa, con la presenza di un calciatore-violentatore nel campionato sammarinese, era solo l’inizio di una ferita molto più profonda. Oggi sappiamo che un pedofilo ha potuto agire indisturbato a stretto contatto con i nostri figli.

Adesso tocca alla politica. Non bastano i post di indignazione sui social: servono soluzioni concrete. Un Paese così piccolo non può pensare di gestire da solo reati così gravi. In Italia, ad esempio, esiste già il coordinamento tra Pubblici Ministeri che permette di scambiarsi atti e informazioni. Anche San Marino deve muoversi subito, superare le barriere territoriali e costruire una cooperazione giudiziaria internazionale efficace.

Non è nemmeno escluso che questo soggetto abbia prodotto false autocertificazioni per lavorare, ma il punto è un altro: in un territorio così limitato dobbiamo avere la certezza assoluta che chi vive e lavora qui non possa trasformarsi in un mostro appena oltre confine.

Lo Stato oggi ha perso. Ha fallito nel proteggere la risorsa più preziosa: i nostri bambini. Ma ha fallito anche nel tutelare il motore sociale più importante: il volontariato. Trovare persone disposte a dedicare tempo e amore ai più piccoli senza chiedere nulla in cambio è già difficile. Non siamo riusciti a proteggerli con una rete informativa seria ed efficace. Il risultato è un danno enorme, forse irreparabile: volontari lasciati soli, colpiti da vergogna e sospetto. Qualcuno dovrà assumersene la responsabilità.

C’è poi un’ultima nota amara. Ricordo bene quando, esploso lo scandalo del calciatore, il PSD pubblicò un post di denuncia, giusto e condivisibile. Ma ricordo anche il commento velenoso di un politico che criticava quella presa di posizione, invocando il diritto dell’indagato alla libertà fino a condanna definitiva, e persino quello di un condannato a ricominciare la sua vita una volta scontata la pena. Ricordo bene anche i nomi e i ruoli di chi mise “mi piace” a quel commento.

Peccato che qui non si parli di furti di mele al supermercato, ma di violenza su donne, minori e fragili. Pensiamo davvero che tutte le situazioni siano uguali? Chissà se oggi, quegli stessi “paladini dei diritti” di indagati e condannati per violenza sessuale la pensano ancora allo stesso modo.

Michela Pelliccioni – Consigliere indipendente di opposizione