
– ROMA, 10 OTT – Dalle schegge delle pallottole a una
scintilla di verità grazie alla ricostruzione storica. Dopo le
commemorazioni sarà ora una videomostra a ricordare la vicenda
di Stefano Gaj Tachè, unica vittima dell’attentato alla sinagoga
di Roma del 9 ottobre 1982, per evitare il rischio dell’oblio e
restituire la sua storia a un esercizio di memoria collettiva,
nel segno di una eredità profonda che proviene dalla piccola
vittima della comunità ebraica romana: sanare le ingiustizie e
le impunità.
Al museo nazionale romano delle Terme di Diocleziano è così
possibile immergersi in “decine di migliaia di fonti scritte e
molte ore di fonti visuali” spiega il curatore, lo storico
Alberto Melloni. Una “mostra del silenzio”, spiega lo storico, “quarantuno piccoli film proiettati o stampati su mantelli da
preghiera ingigantiti fanno vedere documenti, dispacci, foto,
clip, giornali, carte diplomatiche: senza una parola. A terra
quarantuno piccole didascalie in un percorso suggerito da segni
direzionali appena accennati. E in aria solo la musica di Luigi
Nono, scritta in parte nel 1966 e in parte nel 1982, come una
sorta di presagio: interrotta dalla professione di fede di
Maimonide e sostituita alla fine da una Ninna nanna che scende
dal cielo, le uniche parole, in ebraico, che si possono
distinguere. Solo nell’atrio si sente il discorso di Bruno Zevi
al consiglio comunale di Roma dell’11 ottobre 1982, interpretato
da Francesco Martucci”.
La rielaborazione efficace di tutta la documentazione è il
frutto della ricerca storica e creativa della Fondazione per le
scienze religiose, realizzata grazie anche al contributo di
diverse raccolte come l’Archivio storico dell’ANSA, l’Archivio
centrale dello stato, l’archivio della Fondazione Gramsci e
quello della Fondazione Lelio e Lisli Basso.
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