Tra Svizzera e Italia è maretta. Dopo l’incursione alle 76 filiali di banche elvetiche avvenuta la settimana scorsa sul territorio della vicina penisola, Berna ha deciso di cristallizzare i negoziati finalizzati alla firma dei trattati sulla doppia imposizione con l’Italia.
Il Presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz ha spiegato al “SonntagsBlick” che, nonostante l’intesa fosse pronta per essere firmata, le trattative rimarranno congelate fino a nuovo ordine.
Merz sembra dunque irreprensibile sulla decisione. Dato che alcuni agenti del fisco italiano vagherebbero in incognito per la Svizzera alla ricerca di evasori fiscali, il Presidente e Ministro delle Finanze ha dichiarato che è inaccettabile farsi spiare da stranieri e che è fondamentale mostrare a Roma che esistono dei limiti da rispettare.
A differenza dell’Italia, la Confederazione è stata capace di ridurre i propri debiti e non deve essere punita per questo.
«Non vogliamo un’escalation della situazione, ma ci prepariamo a contromisure. A volte è necessario non chinare il capo davanti alla grandi nazioni». La Svizzera si augura che le parole di Merz si rivelino veritiere e coerenti, soprattutto dopo la gestione del caso libico in cui la Confederazione e il suo Presidente non ne sono certo usciti a testa alta.
Intanto Roland Meier, portavoce del Dipartimento federale delle finanze ha confermato le indiscrezioni secondo cui Berna avrebbe proposto a Roma il prelievo in Svizzera di un’imposta alla fonte sui capitali italiani al fine di mantenere il segreto bancario.