Milano, l’assassino fermato e rilasciato poche ore prima di uccidere in via Randaccio

Una fuga interrotta solo dalla violenza cieca. Poche ore dopo essere stato denunciato e rilasciato per tentato furto, un uomo è tornato a colpire, questa volta in modo irreversibile. In via Randaccio, nel cuore elegante di Milano, un domestico filippino di 61 anni, Angelito Acob Manansala, è stato trovato morto nell’appartamento dove lavorava. L’aggressore, un 28enne di origini gambiane, è stato arrestato sul posto mentre ancora frugava nella casa della vittima.

Il dramma si è consumato nel giorno di Pasqua, ma le avvisaglie c’erano già state. Solo poche ore prima, alle prime luci dell’alba, lo stesso giovane era stato scoperto mentre cercava di intrufolarsi in un appartamento nei pressi della Stazione Centrale, salendo fino a un balcone. Fermato dai carabinieri, era stato denunciato per violazione di domicilio. Nessuna flagranza di reato, niente arresto.

Non era la prima volta: un giorno prima, a Porta Romana, era stato sorpreso con refurtiva da un altro balcone. Anche in quel caso, solo una denuncia a piede libero.

La mattina di Pasqua, rilasciato dalla caserma Montebello, ha percorso pochi isolati. Non è mai tornato a casa. Poco dopo le videocamere di sorveglianza lo hanno ripreso mentre si introduceva in una villa in via Randaccio, scavalcando il muro di cinta. La casa era vuota, il domestico era uscito per una passeggiata col cane. Quando è rientrato, si è trovato l’intruso davanti. L’aggressione è avvenuta in pochi istanti. Secondo i rilievi, l’uomo sarebbe stato strangolato.

L’assassino, però, non è fuggito. È rimasto all’interno dell’appartamento per ore. Solo alle 18 il proprietario di casa, appena rientrato da un viaggio, ha fatto la macabra scoperta: il corpo del collaboratore riverso a terra, e l’aggressore ancora intento a rovistare nei mobili. Senza esitare, è riuscito a uscire e dare l’allarme.

L’intervento della polizia è stato delicato. Il 28enne ha reagito con violenza, costringendo gli agenti a neutralizzarlo con il taser. Solo allora si è compreso l’intero quadro dell’accaduto. Al momento, l’ipotesi investigativa parla di un furto degenerato in omicidio, ma alcuni aspetti lasciano spazio a ulteriori accertamenti. Gli inquirenti stanno approfondendo la possibilità che l’uomo soffra di disturbi psichiatrici, sebbene attualmente non risulti in cura.

La vittima era ben conosciuta nel quartiere e conduceva una vita tranquilla. Aveva in programma di sposarsi in ottobre nelle Filippine con la compagna Laurelia, con cui conviveva da anni. Il pranzo di Pasqua insieme non c’è mai stato. Per tutta la giornata la donna ha cercato di mettersi in contatto, senza successo. Solo a tarda sera, recandosi in via Randaccio, ha compreso l’orrore.

L’autore del delitto è ora in stato di fermo con l’accusa di omicidio. Le indagini, coordinate dalla Procura, proseguono per chiarire ogni dettaglio e definire eventuali aggravanti. Ma resta un dato inquietante: la possibilità che tutto questo potesse forse essere evitato.