‘Mondiali senza gloria’, come il Duce rubò due Coppe Rimet

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  • (ANSA) – ROMA, 24 NOV – GIOVANNI MARI, “MONDIALI SENZA
    GLORIA” (PEOPLE, 191 PAGINE, 16 EURO). In un 2022 con l’Italia
    fuori dai Mondiali di calcio, un libro accende i fari sui
    Campionati del 1934 e del 1938 e mette a fuoco le ombre nere che
    si allungano sulle vittorie azzurre. “Mondiali senza gloria”
    pubblicato da People gioca su due fronti: primo, svelare la
    pressante propaganda che il regime fascista costruì attorno al
    pallone per nascondere repressione e fallimento economico;
    secondo, ricostruire i trucchi e i reati orditi direttamente da
    Mussolini per portare la Coppa Rimet a casa.
        L’autore, Giovanni Mari, giornalista politico del Secolo XIX,
    ripercorre come in una moviola in differita tutti i gol regolari
    annullati agli avversari e tutti i gol irregolari assegnati
    all’Italia; spiega come il ricorso agli oriundi fosse di fatto
    fuorilegge; racconta come la Figc elargì ingenti somme alle
    federazioni straniere per assicurarsi passaggi del turno e
    trattamenti di favore. E ricorda come i calciatori italiani, di
    certo fortissimi (anche se poterono godere delle assenze dei
    campionissimi inglesi e uruguayani), furono costretti a giocare
    con il fascio littorio sul petto, talvolta addirittura in
    camicia nera, e a esibirsi obbligatoriamente nel saluto fascista
    a inizio partita.
        Mussolini aveva bisogno di sviare l’attenzione degli
    italiani, perché il suo abbattimento del debito pubblico era un
    artifizio con le gambe corte. Ma, per far funzionare il gioco,
    Mussolini doveva assicurarsi la vittoria dei suoi campioni: a
    ogni costo. Per prima cosa promise alla Fifa un fiume di soldi
    per l’organizzazione dei Mondiali, anche se le casse del governo
    erano già state svuotate. Poi ingaggiò calciatori argentini che
    nel 1930 avevano giocato la finale contro l’Uruguay con la scusa
    di un nonno italiano, ma li fecero giocare violando la regola
    dei tre anni di residenza in Italia; infine fece diventare
    studenti universitari per un paio di mesi i calciatori da
    schierare alle Olimpiadi di Berlino per mettersi in luce in casa
    di Hitler. (ANSA).
       


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