Nel riminese si preparano ad ospitare 400 migranti. L’iniziativa è di Diocesi, Prefettura, Comune e Caritas. A San Marino San Michele sarebbe pronta!

migrantiLa notizia rimbalza da Rimini: “Siamo pronti ad accogliere 400 migranti, grazie ad un accordo collaborativo tra Diocesi, Comune e Provincia. Saranno ristrutturate 15 canoniche gestite dalla Caritas”.

Parlare di accoglienza significa rilanciare un principio che è fondamentale per il rispetto della libertà e della vita delle persone. Mettere insieme libertà e vita con le migrazioni significa però ripensare un piano strutturale che sappia veramente andare incontro a questi popoli in cammino che attraversano il Mediterraneo e che trovano, come prima casa, le coste italiane e, come seconda casa, l’Europa; nel caso riescano a varcare la corona alpina.

Quella dei migranti è una storia antica. Il vescovo Andrea Turazzi ne ha accennato un paio di giorni fa ricordando Abramo che viaggiò dalla città di Ur, in Mesopotamia, verso Canaan in Palestina, poi in Egitto, infine giunse nell’arido deserto del Negheb.

Un lungo faticoso esodo di un popolo cui monsignor Turazzi ha accostato un’altra difficile peregrinazione: la fuga dall’Egitto di Mosè per portate il proprio popolo nella Terra Promessa.

Dunque una storia di migrazioni alle radici dell’identità cristiana secondo il Vescovo che si sta rinnovando. Una situazione di difficoltà per i migranti da essere strettamente connaturata, appunto, con le origini cristiane. Anche di San Marino.

Ha aggiunto monsignor Turazzi: “Non dimentichiamo da buoni cristiani che Gesù Cristo ha radunato discepoli provenienti da diversi popoli della terra. Dobbiamo chiedere perdono per tutte le nostre attuali chiusure. Evitare, pure, di separare chi riteniamo buono da chi reputiamo cattivo”. Una tradizione di ospitalità che, invece, pare proprio essersi smarrita sul Titano e nel Montefeltro.

Infatti è assordante il silenzio con cui i politici sammarinesi ignorano quanto sta accadendo a poca distanza dai propri confini. Sinistra Unita esclusa.

Non c’è stata ancora nessuna posizione da parte delle istituzioni, recentemente contattate dalla Caritas Diocesana. Infatti non è arrivato nessun proclama contro la discriminazione di razza o di colore di pelle che il non aprire le porte ai migranti implica. Dichiarazioni che per altre diversità, invece, si è sempre stati pronti a gettare in pasto ai cittadini.

Tutto invece tace. Le motivazioni del diniego all’ospitalità sono tutte poste a carico della burocrazia, di una serie di norme che impediscono, appunto, l’accoglienza dei migranti.

“Basterebbe una minima dose di buona volontà per sopperire alla loro mancanza con norme straordinarie, e a tempo determinato, per risolvere la situazione”, hanno sussurrato in ambienti molto vicini alla Caritas nostrana.

Attualmente, sul versante italiano della nostra Diocesi, sono ospitati 15 migranti nella Casa di Prima Accoglienza di Secchiano. La Casa ha disponibilità per un altro paio di posti per eventuali emergenze. Dieci di questi ospiti provengono dal Mali; cinque invece hanno il passaporto italiano.

Sempre sul versante italiano della Caritas diocesana inoltre c’è la possibilità di ospitare migranti pure a Macerata Feltria in una struttura alberghiera già più volte utilizzata per necessità umanitarie.

Ma a San Marino la Caritas cosa può concretamente fare? “Nulla -la risposta- fin quando non saranno risolti i vincoli derivanti dall’essere a sua volta Paese extra europeo. Una situazione che solo diplomazia e Governo potranno risolvere temporaneamente con deroghe a scopo umanitario da richiedere all’Ue”, il suggerimento niente affatto velato della Caritas.

Comunque è una situazione disarmante che cozza tremendamente con l’ospitalità concessa, senza porsi tanti problemi, nel corso della seconda guerra mondiale ai 100 mila italiani (tra cui molti ebrei) e, prima, senza timori di ritorsioni di un paio di potenze straniere ai tempi dello scampo di Garibaldi.

Al momento la Caritas di San Marino ha una decina di posti disponibili nella struttura di San Michele per ospitare i migranti: “Se ci sarà data la possibilità nel rispetto della nostra bimillenaria storia di Repubblica fondata da un Santo cristiano.” E qui si chiude il cerchio aperto dal ripasso della Genesi fatto dal vescovo.

La Tribuna