Non aggiungo altro! Discorso di Michele Serra su giornalismo e sinistra. … di Sergio Pizzolante

“Il guasto siamo noi”
Intervista di Salvatore Merlo a Michele Serra.
“Noi giornalisti siamo una categoria che confonde spesso la libertà di stampa con l’impunità di casta”, dice. E infatti *Michele Serra* pensa che le intercettazioni siano state, e siano ancora, uno strumento di violenza mediatica. “Se il colpevole finisce in galera o sputtanato sui giornali, per lui quello è rischio d’impresa, lo mette nel conto. Ma se l’innocente finisce in galera o finisce sputtanato sui giornali, quello è un uomo morto. Ecco. Questo i giornali non lo capiscono. Chi fa il nostro mestiere invece dovrebbe partire da questa orrida certezza: l’innocente muore”. Così, da uomo di sinistra quale ovviamente è, *Michele Serra*, uno dei più importanti giornalisti del nostro paese, si chiede infine anche quale sia la ragione per la quale la “sua” sinistra stia di fatto difendendo, ancora oggi, l’abuso delle intercettazioni. Per ragioni forse strumentali. Politiche. “Dai tempi di Tangentopoli la sinistra ha sposato una specie di scorciatoia giudiziaria. Ciò che non poteva essere affrontato politicamente trovava una insperata soluzione giudiziaria. Non solo non ha funzionato (il potere, se questo era il problema, è arrogante come prima, la corruzione più vitale di prima), ma ha avuto effetti collaterali devastanti. La cultura delle garanzie, un tempo cavallo di battaglia della sinistra, è andata a pallino. E la spirale moralistica ha alimentato il populismo”.
Ci sono giornali che hanno sputtanato vite altrui in totale spensieratezza, sulla base del loro puro e semplice arbitrio, e in conclamata falsità, con sanzioni ridicole, o del tutto assenti, da parte del cosiddetto Ordine, che per statuto dovrebbe occuparsi della famosa deontologia professionale. Lo ripeto, siamo una categoria che confonde spesso la libertà di stampa con l’impunità di casta. Pronti a gridare alla censura e al bavaglio, meno pronti a prendere le misure del nostro lavoro e dei nostri limiti. Dare le notizie è un dovere e un servigio alla democrazia, accanirsi senza rispetto umano su chi finisce nei guai, perfino quando è colpevole, è una manifestazione di insensibilità. Non solo di insensibilità umana, anche di insensibilità democratica, perché inquina il discorso pubblico. Lo avvelena e lo falsifica. E’ il contrario di quanto la stampa presume di essere, e dovrebbe proprio essere: un servizio di tutela dell’opinione pubblica”.
“Ai tempi di Cuore, la grande rivista satirica nata con l’Unità e fondata da Serra, non ci si andava mica tanto piano. “Certo che no, ma era satira. Una volta facemmo questo titolo ‘Omicidio Pecorelli, si alleggerisce la posizione di Andreotti: non era il mandante, era il killer’”. Fa ridere. “Infatti. E’ satira. Un altro mestiere. L’esagerazione, la provocazione… Io oggi in giro vedo giornalisti picchiatori e giornali urlatori che amano passarsela da paladini della verità, e pretendono che chiunque avanzi dubbi sui limiti dell’informazione sia un venduto al potere, o un cacasotto. E questa non è satira”. E’ giornalismo andato a male? “Anni fa uno di questi indefessi testimoni della ‘verità’, che non nomino perché adoro gli omissis, mi accusò di essere diventato garantista perché ‘noto renziano’. Non era nemmeno una fake, era una coglionata. Gli scrissi privatamente per farglielo notare, non mi degnò di due righe di risposta. Il fanatismo, e la violenza morale che ne consegue, non è un problema solo della politica. C’è chi crede che la verità sia più vera se viene servita come una testa mozza su un vassoio. Sono felice di non fare il suo stesso mestiere”.
Sergio Pizzolante
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