
Calenda è uno bravo. Ha scritto bei libri sulla crisi di questi anni. È stato un eccellente ministro dello sviluppo economico. Impresa 4.0 un provvedimento straordinario.
Sul piano economico, sulla visione del futuro.
Molto bravo.
Poi, punto.
Poi non capisco più.
Sulla politica non capisco.
Lasciamo perdere l’idea di iscriversi al Pd quando poteva costruire, sin dall’inizio, un progetto nuovo, alla Macron, fuori dal Pd.
Come ha fatto Macron fuori dal partito socialista.
Lasciamo perdere l’idea che il Pd potesse sciogliersi nel suo progetto successivo, dopo aver capito, in grave ritardo, che non glielo avrebbero regalato, il Pd.
Lasciamo perdere tante cose.
Ma non capisco la sua idea di politica. Per fare crescere un soggetto liberal socialista forte.
Perché è fra i pochi a poterlo fare.
E non lo fa.
Lui viene eletto nel Pd. Al Parlamento europeo.
Il giorno in cui viene eletto spara a zero sul partito della Bonino che non raggiunge il quorum.
Cosa costruisci così.
Bisogna essere generosi per costruire qualcosa.
Oggi, di fronte alle iniziative di Renzi, anziché sfidarlo ad andare sino in fondo, in maniera costruttiva, offrendogli una sponda politica. Incoraggiandolo a costruire insieme prospettive di governo, di unità politica, di visione per il futuro, lo insulta. Parla di buffonata. Cade nella retorica, non edificante, delle poltrone, dei servizi segreti. Nelle veline di Casalino.
Renzi bluffa? Vai a vedere.
Se non si offrono sponde a Renzi, chi può far cadere questo pessimo governo?
L’ha capito Toti, perché non lo capisce Calenda?
Si liberi della ossessione di Renzi.
Creda più in se stesso.
Come leader.
Non come capo dell’ennesimo partitino personale.
Auguri.
A lui e a noi.
Sergio Pizzolante