Menomale che i giornalisti hanno fatto sentire la propria voce in difesa della libertà di stampa, schierandosi a fianco di quei colleghi finiti dietro alla lavagna.
Bene hanno fatto altresì quei Consiglieri che si sono sperticati nel tessere le lodi dei giornalisti che fanno il proprio dovere con la schiena dritta.
Però, c’è un però. Grande come una casa.
Sto leggendo i mea culpa di vari esponenti della scorsa, nefasta, legislatura: “Avessimo ascoltato le allora opposizioni… ma non ci fidavamo”.
Ebbene avreste dovuto fidarvi dei media, che ben prima della politica avevano sentito puzza di bruciato ed avevano messo in guardia su quanto stava accadendo.
Mi fa piacere adesso che tutti si “incazzino” quando un ministro afferma che la stampa non è professionale, fermo restando che non mi sento assolutamente toccato da tale affermazione.
Eppure quella stampa – che ora è difesa a spada tratta – nessuno la ascoltò. Al contrario, venne attaccata e denigrata.
Non ricordo però che si levarono voci critiche o si gridò al bavaglio.
Evidentemente sto diventando vecchio e la memoria si sa, fa cilecca. O semplicemente i giornali di oggi sono meglio di quelli ieri, o magari ieri la politica era peggio di quella di oggi… mi sono perso, lasciamo stare.
Sulla qualità della stampa tuttavia mi piace ricordare che del Titano si occupano i giornalisti del Resto del Carlino e del Corriere Romagna, fior di professionisti, nomi noti del panorama mediatico, che non solo possono insegnare a tutti il mestiere, ma che contribuiscono in maniera direi determinante ad alzare il livello generale e a far sì che pluralismo e libertà di stampa vengano concretamente garantiti in Repubblica.
Insomma, nonostante ciclicamente vi sia chi punta il dito contro i media – facciamocene una ragione – non vedo rischi concreti di censura, tanto più che come ho già scritto diverse volte, il Tribunale ha ormai imboccato un orientamento molto europeo, integrandosi perfettamente con la Cedu.
Certo è che fra una invettiva e l’altra, una tirata d’orecchi e una litigata, rischiamo di perdere di vista il senso vero delle cose, nonché uno dei principali compiti di chi fa questo ingrato lavoro, ovvero quello di porre e porci delle domande.
Come diceva Milan Kundera “la stupidità deriva dall’avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall’avere, per ogni cosa, una domanda”.
Facendo mia questa perla di saggezza, procedo.
Perché lo hanno fatto, che cosa ci hanno guadagnato quei servitori dello Stato che nell’amministrare la cosa pubblica, si facevano telecomandare da alti esponenti italiani del mondo finanziario?
Ma probabilmente aveva ragione James Joyce: “Non far domande e non sentirai menzogne”.
David Oddone
(La Serenissima)