Il tribunale di Catania ha bloccato il trattenimento di un migrante proveniente dall’Egitto, sostenendo che il paese non può essere considerato sicuro. La decisione ha scatenato reazioni forti da parte del governo, che definisce questa sentenza come una “scelta politica” non spettante ai giudici. Fonti governative ribadiscono che il progetto con l’Albania andrà avanti, interpretandolo come una risposta a quelle che vedono come decisioni che ostacolano i rimpatri e la sicurezza delle frontiere italiane.
Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, ha criticato aspramente i giudici, attribuendo loro la responsabilità di rendere l’Italia meno sicura. Nonostante i due centri di accoglienza in Albania, gestiti dall’Italia, siano al momento vuoti, il governo conferma l’intenzione di mantenere e intensificare la collaborazione con Tirana per trasferire migranti considerati non in regola. “Arrendersi ora significherebbe abbandonare non solo il progetto con l’Albania, ma il sistema stesso dei rimpatri”, affermano fonti governative.
Parallelamente, un giudice a Roma ha chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea una revisione urgente, interrogandosi sulla compatibilità tra il diritto europeo e la normativa italiana che identifica determinati Stati come paesi di origine sicuri. La richiesta riguarda il decreto legge 158/2024, varato dal governo in risposta alle precedenti decisioni di alcuni tribunali italiani che non avevano convalidato il trattenimento dei migranti nei centri in Albania.
Il giudice Luciana Sangiovanni, presidente della sezione immigrazione del tribunale di Roma, ha sospeso una decisione di diniego di asilo e ha trasferito il caso alla Corte Ue, ritenendo che le recenti decisioni italiane abbiano suscitato interrogativi legali significativi a livello europeo.