Immaginate quanto sarebbe più facile camminare per le strade di una città sconosciuta e seguire una mappa virtuale proiettata davanti agli occhi. E quante figuracce si potrebbero evitare se, incontrando una persona della quale non si ricorda nulla, apparisse all’improvviso il suo nome e l’oggetto dell’ultima conversazione. Per non parlare del vantaggio che ne trarrebbero gli oratori se, nel corso di una conferenza in pubblico, potessero leggere le parole del discorso da un display virtuale davanti a loro. Presto saranno in commercio occhiali che renderanno tutto questo possibile, grazie a un sofisticato micro-proiettore posizionato lateralmente sulle stanghette. Le lenti potranno essere collegate al proprio cellulare e ricevere informazioni e immagini memorizzate nella sim card.
Nessuna fantascienza. Lenti di questo tipo esistono già: vengono prodotte della SBG Labs (www.digilens.com/index.html), una società di tecnologia ottica della Sunnyvale, in California, ma per il momento sono troppo pesanti da indossare. «Si tratta di veri e propri caschi – spiega Henry Fuchs, professore di scienze informatiche presso la University of North Carolina di Chapel Hill – sulla cui visiera i soldati e i membri dell’aviazione vedono le mappe da seguire. Si sta invece lavorando su lenti che la gente sarebbe disposta ad indossare per più di un’ora, non più pesanti delle normali montature. Il successo di questi occhiali tra i consumatori dipenderà da quanto saranno leggeri».
La SBG non si sbilancia sul costo di questi occhiali super-tecnologici, basati sui principi di olografia ottica, perché per il momento sono soltanto prototipi. Si sta pensando anche di realizzare lenti a contatto con la stesse potenzialità. Amir Babak Parviz, professore di ingegneria elettrica, con il suo team dell’università di Washington a Seattle, ha creato una lente a contatto biocompatibile, miniaturizzando l’elettronica e l’optoelettronica integrata nella lente. «Abbiamo fatto indossare le lenti ai conigli per 20 minuti – dice Parviz – senza però attivare il display e non ci sono stati effetti nocivi».
L’obiettivo è di creare una “realtà aumentata” (dall’inglese Augmented reality), dove le informazioni digitali si mescolano con quelle reali percepite direttamente dagli occhi. «Dobbiamo riuscire ad ottenere – dice Desney Tan, ricercatore della Microsoft Research, che collabora con Paviz – una sovrapposizione tra mondi digitali e mondi fisici, stratificando le informazioni virtuali su quelle reali. Tra le tante applicazioni possibili, si avrebbe un “suggeritore” portatile durante le conferenze o i cocktail party». fonte il messaggero