ORGOGLIO OPERAIO: Quando nel sindacato il posto era fisso… Fermiamo l’immobilismo

Cosi tramava il sindacato all’inizio del 2009,ad ora fermate l’immobilismo di questo paese, siamo al punto di partenza,dopo le dimostrazioni di forza date nelle due manifestazioni sul pianello,non ci sono più scusanti… .
Che i primi a pagare la crisi in atto sul Titano e della degenerazione dei rapporti tra Italia e San Marino,fossero proprio i lavoratori non c’erano dubbi.
La  crisi c è e si sente soprattutto in quei compagni del privato dal’industria al commercio edilizia …senza il contratto firmato,in cassa integrazione o mobilità.
Ma subendone anche le nuove imposte del governo,sia quelle sulla pensione sia quelle sulla cassa integrazione.
Lode a tutti i lavoratori(ES,COLOMBINI,ALA CUCINE) che hanno respinto l’aumento dell’ANIS,( detto dall’ANIS copriva l’inflazione),ma ai me, dimenticati e lasciati soli dal sindacato, a combattere una lotta sia con le proprie aziende ma soprattutto con i propri colleghi restii di aderire al progetto,ma che il sindacato bello vuole apparire.
A mio avviso ,si doveva continuare a perseverare oltre nei luoghi di lavoro,ma con una vertenza sindacale al tribunale andando a sollecitare evidenziando i diritti di rappresentanza sindacale e della concertazione tra le parti.
L’immobilismo tenuto dal sindacato colloca tutti i Consigli di Fabbrica in brutta posizione nei riguardi dei colleghi e di coloro che vedevano come persone corrette e stimate oltre impegnate nel sociale,spegnendo in loro la voglia di essere rappresentanti sindacali.  
Altro problema , basta lavoratori italiani,è la guerra degli stracci compagni contro compagni,tutti quanti noi abbiamo generato benessere in questo paese ,una ricchezza bella e trasparente.
Ma anche da oltre alpi si alza la voce dei socialisti e sindacato contro i frontalieri italiani: accettano paghe troppo basse,i cinesi stavolta siamo noi.
Una interpellanza parlamentare e un documento sindacale riaccendono i fuochi sulla rivalità tra la manodopera del Canton Ticino e l’esercito dei «frontalieri», i circa 40 mila lombardi che ogni giorno varcano il confine per lavorare in Svizzera.
Tutto questo succede anche a San Marino,ma anche da noi il sindacato non scherza invece da fare da pacere,ad una conferenza di S.U, ascoltai i due segretari dell’industria con una dichiarazione ad una ragazza laureata,di seguire il lavoro in Italia ,allorché il giorno seguente si presento il padre della ragazza allibito e confuso dicendo ; con tutti i frontalieri che sono a San Marino ,noi Sammarinesi dobbiamo andare via….
Questo non fa altro che rendere più difficile l’integrazione e il rispetto all’interno dei luoghi di lavoro,ma i primi a subire questi soprusi siamo noi operai che lavoriamo spalla a spalla, sammarinesi e italiani da anni.
Altro punto nevralgico sarà il lavoro nero,in questo momento dove i 12 milioni di euro accumulati negli anni (come cig)stanno addolcendo le sofferenze dei lavoratori in cassa integrazione  ,sia i rancori di avere accumulato un bel gruzzolo ed ora di appropriarsene,incombe il problema del lavoro ,1) la forza del datore di lavoro 2) la paura di essere licenziati,fasi che si subiscono ricatti e si tollera da parte di tutti. Quaranta casi in appena sei mesi. Di cui 38 riconducibili a tre sole aziende, che sono state sorprese con decine di lavoratori sprovvisti dei regolari permessi di lavoro.
 Questi casi saranno in aumento con il proseguire dell’anno in corso collegandoli sia agli effetti crisi,sia alla fine del fondo per la cassa integrazione ,ma soprattutto l’ultima darà luogo ad un aumento del lavoro interinale ,saranno i nuovi frontalieri.
Le aziende più grandi si avvalleranno della legge del lavoro parte interinale compensando degli esuberi e licenziamenti o mobilità ,con nuovi permessi o tramite nuove aziende venditrici di uomini e donne…,che non saranno chiamati solo per facchinaggi e lavoro duro ,ma anche per assemblaggio e quant’altro.
Oltrebaipassare l’ufficio di collocamento,richiedere personale quando serve ,cioè quando ci sono i picchi di lavoro,meno costo del lavoro,più flessibilità di conseguenza più competitività,e allora San Marino converrà produrre.
Chiunque si rechi alla csu noterà la fila di persone fuori ad aspettare per avere una consulenza,certo avere risposte tipo citate pocanzi,e vedere i rappresentanti in tutti i meeting di tutto il mondo tagati su face book,non fa molto piacere,perche quando c’era la bambagia si poteva condividere,ma ora in un momento di crisi non lo accettiamo. Adesso basta vogliamo un sindacato rappresentativo ,fuori dagli schemi della politica,ad oggi ogni partito possiede un sindacato ,vediamo dirigenti sindacali agli interni di organismi dei partiti ,vogliamo un sindacato che parli la lingua del lavoro della famiglia e soprattutto difenda il lavoro a San Marino,il nostro lavoro non il vostro.
Stop alla aliquota denominata 0,70% ,facilita la conservazione del posto di lavoro ai sindacalisti perpetuandola negli anni creando una loggia,tutti allo 0,40% ,stop ad ogni partito un sindacato vogliamo un solo segretario generale,ma più distacchi, finanziamenti alla formazione dei rappresentanti sindacali nei luoghi di lavoro.
Tutto questo siamo disposti a crearcelo,invitando tutti i compagni operai impiegati e lavoratori ad unirci e contattando ORGOGLIO OPERAIO al numero di cell.3357335808 oppure micheleguidi@prima.sm oppure face book Orgoglio operaio,per un sindacato fuori dalla politica che sappia ascoltare i nostri problemi per fare crescere una cultura comune tra i lavoratori per diritti eguali per tutti,tipici e atipici. Non si potrà rispondere solo invocando la tenuta dei salari, mentre il fronte del lavoro si sgretola .Occorrerà qualcosa di diverso, fatto di sviluppo,ma anche di
una redistribuzione dei tempi di lavoro. Perché nessuno rimanga senza quel tempo,
fonte d’identità e dignità umana.
Faremo una serata pubblica dove illustreremo il nostro pensiero..contattateci
                                                             Un saluto da Michele Guidi (Orgoglio Operaio)