Le trattative internazionali per una tregua nella Striscia di Gaza potrebbero avere un’insolita cornice: un mega yacht ormeggiato al largo della Costa Smeralda. È qui, infatti, che si attende nelle prossime ore l’arrivo dell’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, atteso a Olbia per un colloquio riservato con il ministro israeliano Ron Dermer e con il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani.
L’obiettivo dell’incontro, secondo le rare informazioni trapelate, è rilanciare il negoziato per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il possibile rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. I colloqui proseguono da oltre due settimane ma restano su un binario incerto, appesantiti da profonde divergenze sulle condizioni poste dalle parti in conflitto.
Intanto, Hamas ha annunciato di aver trasmesso la propria risposta alla proposta israeliana per una tregua di 60 giorni. Secondo una fonte palestinese vicina ai negoziatori a Doha, la replica del movimento islamista include modifiche su tre punti cruciali: il passaggio degli aiuti umanitari, il ritiro dell’esercito israeliano da specifiche aree della Striscia e l’inserimento di garanzie sulla conclusione definitiva del conflitto.
Il rilascio di 10 ostaggi israeliani, in cambio della liberazione di un numero non precisato di detenuti palestinesi, resta il perno della trattativa. Tuttavia, le distanze restano ampie: Israele insiste sulla necessità di annientare le capacità militari e amministrative di Hamas, mentre quest’ultimo pretende un ritiro completo delle truppe israeliane e la libera circolazione degli aiuti.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco, le accuse reciproche di ostacolare il dialogo. Il portavoce del governo israeliano, David Mencer, ha dichiarato che Hamas starebbe bloccando ogni progresso, nonostante Tel Aviv abbia accettato sia la proposta del Qatar che quella aggiornata dell’inviato Usa. I rappresentanti israeliani, ha fatto sapere, sono ancora a Doha per proseguire i contatti.
Nel frattempo, cresce anche la pressione internazionale. Le principali agenzie di stampa del mondo – AFP, Associated Press, Reuters e BBC – hanno lanciato un appello congiunto a Israele affinché garantisca la libertà di movimento per i giornalisti a Gaza. “Siamo profondamente preoccupati – si legge nella nota – che la fame ora minacci direttamente la loro sopravvivenza. I reporter devono affrontare condizioni estreme in una zona di guerra, ma è fondamentale che possano operare e documentare quanto accade”.
La giornata di oggi potrebbe quindi rivelarsi decisiva, non solo per il destino degli ostaggi, ma anche per riaccendere una speranza concreta di tregua dopo mesi di guerra senza tregua e una crisi umanitaria senza precedenti.