BATTUTE. Sconfitte tutte e due, Marine e Marion Le Pen, nelle regioni che una settimana fa avevano conquistato con il 40 per cento dei suffragi. Battuti anche tutti gli altri candidati del Fronte Nazionale, da Florian Philippot in Alsazia a Sophie Montel in Borgogna a Louis Alliot (il compagno di Marine) nei Pirenei. Spaventati all’idea che l’estrema destra mettesse le mani sui centri del potere regionale, i francesi si sono mobilitati. Hanno ascoltato l’appello lanciato dal primo ministro Manuel Valls, ribadito da tutti i leader della gauche e anche da alcuni – pochi – dirigenti dei Républicains in disaccordo con Sarkozy. Quest’ultimo, considerato il grande perdente delle elezioni, si era trincerato dietro la linea del «né né»: nessun favore ai lepenisti e ai socialisti (messi dunque sullo stesso piano). Non gli è andata molto bene. La sinistra, che in tre regioni aveva sacrificato i suoi candidati ritirandoli dalla competizione pur di battere il Fronte Nazionale, non solo ha resistito all’urto, ma ha registrato anzi un successo rispetto ai pronostici che annunciavano la debacle: si è affermata in sei regioni, risultato impensabile fino a ieri. Resteranno governate dalla gauche la Bretagna (dove era candidato il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, premiato con un clamoroso 51 per cento), il Centro, la Borgogna, l’Aquitania, il Languedoc-Roussillon.
DELUSI I RÉPUBLICAINS, che speravano nella conquista di almeno 8 regioni e ne ottengono solo 7: hanno messo a segno tuttavia un colpo importante espugnando l’Ile-de-France, la regione di Parigi, dove il socialista Claude Bartolone è stato sconfitto da Valérie Pecresse. Le altre regioni passate a destra sono l’Alsazia-Lorena, la Normandia, la Loira, l’Auvergne, il Nord-Pas-de-Calais e la Provenza-Costa Azzurra: in queste ultime due il successo è stato facilitato dal voto d’appoggio dei socialisti in funzione anti Fn. Xavier Bertrand, avversario vincente su Marine Le Pen, lo ha ammesso apertamente e ha ringraziato. Meno riconoscente è apparso Christian Estrosi, vincitore nel duello contro Marion Maréchal-Le Pen.
IN TERMINI di percentuali assolute (poco significative in una regionale) il centrodestra ha avuto il 40 per cento, la sinistra il 39, il Fronte Nazionale il 21. Vincitore morale è senza dubbio Manuel Valls: è stato lui a convincere gli elettori a non disertare le urne e a unirsi contro l’ultradestra: sono stati i suoi numerosi interventi a far sì che la partecipazione al voto risultasse molto più alta rispetto al primo turno, quasi il 9 per cento in più.
Immediate le reazioni dei leader politici: Marine Le Pen ha parlato di «regime all’agonia» e «manipolazioni», Nicolas Sarkozy ha invitato la destra a restare unita (ma già da oggi inizierà la fronda contro di lui dentro il partito), Manuel Valls ha esortato i suoi a non abbandonarsi al trionfalismo «perché la minaccia dell’ultradestra è ancora presente». Alain Juppé, l’uomo che ormai la Francia preferisce a Sarkozy in vista delle presidenziali 2017, ha evocato la necessità di «praticare una politica diversa». Resta il dato più importante: il tracollo del Fronte nazionale, che una settimana fa era primo in 6 regioni su 13, ma non ne ha avuta neanche una. Un paradosso che si ripete fin dalle presidenziali del 2002, quando Le Pen vinse Jospin al primo round e venne massacrato al secondo da Chirac.
La Stampa