I Socialriformisti mettono zizzania nelle forze del Patto, alla vigilia del Consiglio grande e generale di domani e a pochi giorni dalla chiusura della sessione parlamentare in cui era atteso un riferimento sui testi degli accordi, poi sfumato. In un incontro con la stampa i rappresentanti del Psrs mettono sul tavolo le loro preoccupazioni sulla conduzione delle trattative con l’Italia. “I partiti del Patto per San Marino- accusa il consigliere Simone Celli- hanno concesso una delega in bianco ai due segretari di Stato, Gabriele Gatti e Antonella Mularoni”. Il consigliere prosegue mettendo in dubbio la compattezza della coalizione: “Vediamo una maggioranza che in larga parte non e’ informata sulle trattative e oggi c’e’ grande imbarazzo di fronte alle difficolta’”. Celli insiste definendo la situazione un “boomerang” perche’ “il Patto sta constatando l’inconsistenza delle iniziative dei due ministri”.
I consiglieri Socialriformisti confermano ad ogni modo di “essere per la firma” con i vicini di casa, a patto di non rinunciare agli “elementi irrinunciabili” del sistema economico sammarinese. “Non chiediamo la luna- chiarisce Silvia Cecchetti- quello che proponiamo non e’ niente di straordinario rispetto al contesto internazionale”. Per il consigliere Psrs e’ possibile infatti negoziare “entro le maglie previste dall’Ocse” condizioni che anche altri piccoli Stati sono riusciti ad ottenere.
Tra questi punti c’e’ l’inserimento della retroattivita’ nello scambio di informazioni sui redditi, “gia’ ottenuto da altri Paesi come Malta, Cipro, Andorra,- sostiene Cecchetti- e anche la Svizzera ci sta riuscendo”. E ancora, sul nodo esterovestizione: “I corollari Ocse non ritengono il concetto di vendita prevalente un criterio di definizione sulla residenza effettiva”. I Socialriformisti insistono: lo spazio di manovra per ottenere qualche contropartita per San Marino c’e’, “malgrado non vediamo di cio’ nulla nelle schede riassuntive degli accordi”.
Delusione infine, per non aver affrontato in Consiglio il dibattito sugli accordi e’ espressa da Paolo Crescentini, capogruppo. “Ancora una volta la maggioranza ha fatto il possibile per non arrivare al comma sulla politica estera, non inserito nemmeno nell’ordine del giorno della seduta che si apre domani”. Assenza giustificata, per via degli impegni all’Onu del segretario Mularoni: “Ma poteva essere invertito l’ordine dei commi e anticipato il suo riferimento rispetto quello del sistema finanziario”. Oppure, “Si poteva fare un unico dibattito,- prosegue il consigliere Paride Andreoli- ma qualcuno ha preferito lo scorporo dei temi”. Percio’, conclude: “Oggi ci chiediamo, dopo una seduta consiliare di quattro giorni, se non si e’ parlato di accordi con l’Italia per mancanza di volonta’ o per disorganizzazione dell’esecutivo”.
agenzia dire