Pesaro. La morte della giudice Ercolini diventa un “giallo”: dopo un anno e mezzo riesumata la salma, indagati il marito e il medico legale

A un anno e mezzo dalla morte della giudice Francesca Ercolini, la verità sembra ancora lontana. Quel che fu inizialmente archiviato come suicidio torna oggi al centro di un’indagine per ipotesi ben più gravi: depistaggio, falsità ideologica e violazione del segreto istruttorio.

Oggi, martedì 17 giugno – giornata che segna una svolta decisiva – il corpo della magistrata, originaria del Molise e in servizio al Tribunale di Ancona, è stato riesumato dal cimitero di Riccia (Campobasso), dove era stato sepolto dopo i funerali del 2022. Il trasferimento al Policlinico Umberto I di Roma è avvenuto nelle prime ore del mattino: sabato prossimo sarà il medico legale Vittorio Fineschi a eseguire una nuova autopsia, disposta dalla Procura dell’Aquila, che ha ufficialmente riaperto il caso.

Carabinieri del Ris al lavoro sul caso della bambina di sei anni morta il 24 giugno scorso a Caivano (Napoli), trovata esanime sul selciato del parco Verde dove viveva, 23 luglio 2014.
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Nuove indagini, sei indagati: sotto accusa il marito e il primo medico legale

La svolta arriva dopo una serie di accertamenti disposti nei mesi scorsi dal giudice inquirente, che ha affidato ai RIS di Roma la simulazione della scena del ritrovamento. L’obiettivo: chiarire se quella morte, avvenuta il 26 dicembre 2022, possa essere stata in realtà inscenata.

Tra i sei indagati compaiono Lorenzo Ruggeri, marito della giudice ed avvocato di professione, e il medico legale che effettuò la prima autopsia. Le nuove ipotesi di reato – come riportato da il Resto del Carlino – si affiancano a un quadro già all’epoca inquietante: in un primo momento, infatti, la Procura aveva aperto un fascicolo per maltrattamenti in ambito familiare e istigazione al suicidio, poi archiviato.

Un tragico 26 dicembre e molti dubbi

Francesca Ercolini fu trovata impiccata a una ringhiera nella sua abitazione di Pesaro, il giorno di Santo Stefano. Una morte che suscitò da subito molte perplessità, anche alla luce del ruolo che ricopriva: da appena un anno era presidente della sezione civile dedicata alle imprese e ai fallimenti. Solo pochi giorni prima del decesso, aveva preso parte agli incontri natalizi con colleghi e personale del Tribunale.

Ora, a quasi due anni dai fatti, le autorità tornano sui propri passi: il sospetto che qualcuno abbia contribuito – attivamente o passivamente – a occultare una realtà diversa da quella raccontata finora non è più solo un’ipotesi investigativa.