Ponte Genova: testimone, sentito boato e pilone si è sbriciolato

(ANSA) – GENOVA, 21 DIC – “Quando siamo arrivati
all’altezza dell’Amiu è diventato tutto grigio, poi abbiamo
sentito un boato e il pilone accanto a noi si è sbriciolato ed è
venuto giù. Ho visto le macchine cadere. Ho avuto una crisi
ostrica e mi hanno ricoverata al Villa Scassi”. È il racconto di
Paola Suriano, sopravvissuta al crollo del ponte Morandi (14
agosto 2018, 43 vittima) che quella mattina era in auto con il
compagno Loris De Palo e il figlioletto. La donna è stata
sentita, insieme ad altri quattro testimoni oculari nel processo
che vede imputate 58 persone tra ex dirigenti e tecnici di Aspi
e Spea, la controllata che si occupava delle manutenzioni,
dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del
Provveditorato alle opere pubbliche.
    “Sono stata due anni in cura – continua Suriani – due anni in
cui ho dovuto anche prendere psicofarmaci”. È stato sentito
anche il marito, Loris De Palo: “I detriti sono finiti sul
cofano della macchina, ho avuto la prontezza di fare retromarcia
ma dopo il crollo ovviamente. Non scorderò mai quello che ho
visto” racconta ai giudici. “Quel giorno avevo appena terminato
il mio turno di raccolta differenziata – spiega un altro
testimone, Fabio Ventrice, dipendente Amiu – e avevo
parcheggiato il mezzo accanto al pilone del ponte nell’isola
ecologica. Ho sentito un boato, forse un tuono, poi altri due
boati come fosse un terremoto. Sono rimasto imprigionato nella
cabina del mezzo, poi sono riuscito a uscire strisciando
all’indietro. Sono rimasto in infortunio per un anno e per lo
stesso tempo ho assunto psicofarmaci e fatto psicoterapia per
gli attacchi di panico e l’ansia. E talvolta ancora oggi devo
assumerne”.
    Al termine dell’udienza il pubblico ministero Massimo Terrile
ha annunciato il deposito di una maxi memoria, che raccoglie le
impostazioni dell’accusa. Il processo è stato rinviato al 16
gennaio per sentire il presidente della commissione d’inchiesta
ministeriale Alfredo Mortellare e le ultime due parti offese.
    (ANSA).
   


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