Tutto nasce da quello che sembra un controllo di routine. La Polizia Stradale ferma un’auto lungo la SP14, nei pressi di Ponte Verucchio. Alla guida c’è un conducente che non indossa la cintura di sicurezza. L’agente redige il verbale, applica la sanzione prevista dall’articolo 172 del Codice della Strada: 83 euro di multa (ridotti a 58,10 se pagati entro 5 giorni) e la decurtazione di 5 punti dalla patente. Fin qui, nulla di anomalo.
Le cose però cambiano quando si scopre che l’automobilista è un cittadino della Repubblica di San Marino, quindi titolare di patente straniera e quella stessa patente risultava già decurtata di 6 punti nel lontano 2007, diciotto anni prima. E qui emerge un grave problema: il sistema italiano non prevede alcun reintegro automatico dei punti per le patenti estere.
Per i titolari di patente italiana, l’articolo 126-bis del Codice della Strada prevede un sistema premiale: se per due anni non si commettono infrazioni, si guadagnano automaticamente 2 punti, fino a un massimo di 30. Chi ha subito decurtazioni può quindi ricostruire il punteggio iniziale col tempo.
Ma questo meccanismo non vale per le patenti straniere, anche se regolarmente registrate nell’anagrafe delle patenti estere istituita presso il Ministero dei Trasporti. Quindi un cittadino straniero, una volta penalizzato, resta per sempre con il punteggio decurtato, senza alcuna possibilità di recupero automatico.
Nel caso in questione, il sammarinese si trova nel 2025 ancora con soli 14 punti, esattamente come nel 2007.
Con la nuova violazione per il mancato uso della cintura, il suo punteggio scende ulteriormente. E proprio questo punteggio, fermo da quasi 20 anni, fa scattare un’ulteriore misura: il ritiro della patente per 7 giorni, secondo quanto previsto dalla Legge n. 177 del 25 novembre 2024, che ha introdotto l’articolo 218-ter del Codice della Strada.
Questa norma consente una “sospensione breve” (7 o 15 giorni) per chi ha un punteggio inferiore ai 20 punti, nel tentativo di rafforzare la sicurezza stradale. Ma si pone un interrogativo importante: è lecito applicare questa sospensione se il punteggio decurtato risale a quasi vent’anni prima e non è mai stato aggiornato?
A complicare tutto, c’è l’articolo 135 del Codice della Strada. Il comma 7 prevede che una patente estera può essere ritirata solo in caso di violazioni gravi, che comportano la sospensione o la revoca del documento. In tali casi, la patente va trasmessa senza indugio all’autorità del Paese che l’ha emessa. Nel nostro caso, però, la violazione riguarda solo il mancato uso della cintura. Si tratta di un’infrazione minore, punita con una sanzione pecuniaria e con la perdita di punti, ma non con il ritiro della patente. Nessuna norma – né primaria né secondaria – prevede il ritiro del documento per questa infrazione. La “sospensione breve” prevista dall’art. 218-ter può essere applicata solo se Il titolare di patente estera è iscritto all’anagrafe nazionale degli abilitati alla guida e la perdita di punti è stata notificata al conducente.
Nel caso del cittadino sammarinese, nessuna di queste condizioni risulta soddisfatta. Non solo non si ha la certezza della sua iscrizione all’anagrafe delle patenti estere, ma non è nemmeno certo che la decurtazione del 2007 sia mai stata notificata all’interessato. Va inoltre chiarito un possibile equivoco: l’articolo 135, comma 5, del Codice della Strada stabilisce che non possono essere sospese o revocate le patenti estere di cittadini che abbiano acquisito la residenza in Italia da meno di un anno.
Ma nel caso specifico non si tratta di un residente in Italia, bensì di un cittadino residente a San Marino. Quindi questa norma non si applica affatto. La regola corretta è quella del comma 7, che, lo ripetiamo, non consente il ritiro del documento per violazioni minori.
Quindi si è applicata una misura restrittiva senza un fondamento normativo certo, basandosi su un punteggio vecchio di 18 anni, mai aggiornato e forse mai notificato. È come se lo Stato italiano pretendesse di applicare le stesse sanzioni delle patenti italiane ma senza riconoscere i medesimi diritti a quelle straniere. Il risultato è un sistema squilibrato: ai cittadini stranieri si applicano tutte le penalità, ma non viene garantita la stessa equità di trattamento prevista per i cittadini italiani.
Il principio di uguaglianza davanti alla legge ne esce fortemente compromesso.
Il caso del cittadino sammarinese solleva una questione che va oltre la singola multa, mette in luce una disfunzione normativa che potrebbe essere contestata davanti a un giudice, e persino a livello europeo, per violazione del principio di parità di trattamento. Se l’Italia vuole giustamente applicare regole severe per la sicurezza stradale, deve anche garantire coerenza, trasparenza e pari diritti.
Non è accettabile che la patente di uno straniero venga considerata “bloccata” per decenni, né che possa essere ritirata sulla base di decurtazioni non aggiornate e mai notificate.
È urgente, quindi, che il legislatore italiano affronti questa anomalia. Magari anche su sollecitazione delle autorità sammarinesi, che hanno tutto l’interesse a tutelare i propri cittadini. Perché il rispetto delle regole è sacrosanto. Ma lo è altrettanto il rispetto dei diritti, a prescindere dalla nazionalità della targa.
Marco Severini – direttore del GiornaleSM