Non sono giorni tranquilli quelli che la Repubblica sta vivendo. A preoccupare i cittadini sono le tasse da pagare ma anche il futuro incerto. Cosa emergerà dalla nuova ordinanza del giudice Morsiani? E quale sarà la decisione finale su partite delicate che poi si riveleranno essere scelte irreversibili come l’indebitamento con il Fmi o la vendita dei crediti Delta? Ne abbiamo parlato con il consigliere del Pdcs Marco Gatti in partenza ieri per Strasburgo.
Che cosa non la lascia tranquillo in questi giorni?
“Sono molto preoccupato per ciò che sta succedendo. Ho la spiacevole sensazione che il governo, e purtroppo anche la maggioranza, voglia procedere velocemente con scelte che impegneranno il futuro dei sammarinesi prima che sia scoperchiato il calderone che ruota attorno a Banca Centrale, CdA di Carisp, bilancio 2016 di quest’ultima nonché svalutazioni atte a favorire la cessione dei crediti “Delta”. Dunque l’Assemblea degli Azionisti di Carisp del 10 ottobre, condotta dal governo, potrebbe assumere decisioni che impatteranno, ed in parte stanno già impattando, negativamente sulla cittadinanza che è già stata chiamata a sacri ci, che si potevano evitare”.
Intende dire che un vaso di Pandora è stato aperto?
“Sì, la pubblicazione su Giornalesm della corrispondenza tra il presidente di Cassa di Risparmio e il presidente della società di gestione dei crediti Delta Livio Trombone in cui emergono elementi nuovi richiede una riflessione. Infatti, risulta evidente come nelle sedi istituzionali deputate all’approfondimento sull’opportunità di cessione dei crediti “Delta” non sono state messe a disposizione dei parlamentari informazioni di fondamentale importanza. In più c’è una nuova ordinanza del Commissario Morsiani e chi ha responsabilità verso il Paese non può non tenerne conto”.
A che cosa si riferisce in particolare?
“Mi riferisco in primis all’ordinanza del Commissario Morsiani che sembra indagare su svalutazioni dolose e, di conseguenza, bilancio 2016 di Cassa, oltre alle fideiussioni ed alle lettere di patronage di cui non si era tenuto conto in Commissione Finanze e che andranno a ridurre considerevolmente l’aspettativa di incasso di una cessione che già di per sé avevamo ritenuto inaccettabile considerato che a fronte di oltre un miliardo e duecento milioni si sarebbe incassato circa 109 milioni. Se a questo poi aggiungiamo che nel pacchetto di crediti sono stati inseriti 59 milioni che hanno una aspettativa di incasso del 95% significa che vendiamo i restanti crediti a circa il 3,5%”.
Quindi a questo punto qual è la sua richiesta?
“Bloccare l’Assemblea di mercoledì 10 dove c’è il rischio che il governo dia il via libera definitivo alla vendita del crediti “Delta”. Inoltre, sempre in quell’Assemblea il governo potrà decidere sull’avvio di azioni di responsabilità verso gli esponenti aziendali. Il rischio è che venga deciso di avviare le azioni verso gli esponenti aziendali sbagliati. Non tenere in considerazione che nella nuova ordinanza il Commissario Morsiani sembra aver individuato un progetto criminale in cui svalutazioni e bilancio Carisp, cessione crediti “Delta” siano oggetto di reato e conseguentemente chi li ha avvallati possa essere il vero reo è assurdo. Non è più accettabile assistere a decisioni che colpiscono il Paese senza che siano stati fatti tutti gli approfondimenti.”
E’ possibile che questa sua richiesta non cada nel vuoto?
“La speranza è che la maggioranza non ripeta l’errore fatto ad aprile 2017 quando apostrofò le nostre denunce come frutto di una forte immaginazione. Per mesi e mesi abbiamo dimostrato che c’erano persone che occupavano ruoli chiave ma che rispondevano a soggetti esterni. Oggi l’inchiesta ha fatto emergere che non era immaginazione la nostra, purtroppo per il Paese. Non sarebbe accettabile da nessun cittadino vedere una maggioranza ripetere lo stesso clamoroso sbaglio, peraltro di fronte a fatti riportati da un Commissario della Legge”.
Se la cessione andasse avanti quanto porteremmo a casa dalla vendita degli npl del pacchetto Delta?
“Facendo i conti della “serva”: dai 109 milioni attesi, di cui voglio ricordare fanno parte anche 59 milioni di crediti sanitari che sono più un investimento, che frutta l’8% all’anno, che non crediti non performanti, se deduciamo dejussioni e lettere di patronage vi sarebbe una riduzione di almeno 40-50 milioni, salvo nuove sorprese che pare non manchino mai da qualche tempo a questa parte”.
Olga Mattioli, La RepubblicaSM