Presidente Biden “mi consenta…” (l’editoriale di David Oddone)

Donald Trump è uscito dalla Casa Bianca con l’amaro sapore della disfatta che permeava l’aria intorno a lui. Ma il suo passo indietro dalla scena non è stato segnato da un silenzio placido, bensì da un’ombra di incertezza su ciò che il futuro riservava a uno dei presidenti più discussi della storia americana moderna.

Eppure la sua ascesa alle Primarie repubblicane ha aperto la strada a un potenziale ritorno sorprendente, un’occasione che solo un uomo, il Presidente Joe Biden, potrebbe ostacolare. Tuttavia, la macchina elettorale di Trump appare inarrestabile, un’impresa che in pochi avrebbero pronosticato.

Il “Super Tuesday” è stato il palcoscenico della rinascita politica. Trump ha spazzato via gli avversari in diversi Stati chiave, avvicinandosi sempre più alla possibilità di competere alle Presidenziali, con sondaggi che gli conferiscono almeno pari possibilità di riprendersi la Casa Bianca.

Si prepara dunque il terreno per uno scontro che si preannuncia infuocato e promette di acuire ulteriormente le divisioni sociali che attraversano gli Stati Uniti.

Mentre Trump si godeva la trionfante nottata a Mar-a-Lago, parlando con fervore patriottico, evocando un’epoca di prosperità economica che spera di rivivere, nelle orecchie di tanti risuonava invece il discorso incendiario prima dell’assalto al Campidoglio, un evento che ha scosso le fondamenta della democrazia americana.

La reazione di Biden alle vittorie del rivale è stata immediata e decisa, puntando il dito sui rischi per la democrazia e avvertendo i concittadini del pericolo che rappresenterebbe il suo ritorno nello Studio Ovale.

Un avversario del genere non può che fare paura. Già, perché per quanto altri politici nella storia americana abbiano visto le proprie carriere risorgere dalle ceneri della sconfitta, quella di Trump resta una corsa incredibile e per certi versi inspiegabile.

Due impeachment, 91 capi d’accusa penali, quattro processi penali, una devastante sentenza civile da 450 milioni di dollari in sospeso e un’eredità segnata da una leadership caotica in piena pandemia.

Chissà che allora la chiave del successo non possa ritrovarsi proprio all’interno di una prigione ad Atlanta, lo scorso agosto. Trump divenne il primo ex presidente a subire l’umiliazione di fornire una foto segnaletica, mentre si arrendeva dopo la quarta incriminazione penale.

Trump sostenne di essere perseguitato dall’amministrazione del suo successore affinché non potesse rientrare in politica.

Da quel momento la fenice si è trasformata in martire. Finanziamenti per la sua campagna elettorale schizzati alle stelle e bagni di folla. Il resto è storia recente.

Se i Democratici statunitensi avessero chiesto consiglio ai loro omologhi italiani, avrebbero compreso tante cose e probabilmente non sarebbero incappati in errori evitabili.

Non vi ronzano le orecchie ad ascoltare questa storia? No? Presidente Biden “mi consenta…”

 

David Oddone

(La Serenissima)