PRIMA IL REFERENDUM! Accordo di Associazione di San Marino all’UE: Aspetti critici e la necessità di un referendum preventivo … di Marco Severini

L’accordo di associazione di San Marino all’Unione Europea (UE) è un tema di grande importanza e impatto per la Repubblica sammarinese. Sebbene ci siano opportunità potenziali, anche se a mio parere francamente molto remote, è fondamentale valutare attentamente gli aspetti negativi che potrebbero derivarne; effetti potenziali sulla sovranità, l’economia, il mercato del lavoro, sanità, l’identità culturale, sistema previdenziale e pensionistico di San Marino e tanti altri. Inoltre l’importanza di un referendum è prioritario per coinvolgere attivamente la popolazione nel processo decisionale riguardo all’associazione all’UE.

Effetti sulla sovranità

A mio modo di vedere una delle principali preoccupazioni riguardo all’associazione di San Marino all’UE è la questione della sovranità. Sebbene l’accordo di associazione possa comportare opportunità di partecipazione più attiva a livello europeo, a cui molti politici mirano palesemente e per questo vogliono andare fino alla chiusura di questo trattato, è fondamentale considerare il trasferimento parziale della sovranità decisionale da San Marino all’UE. L’associazione comporterebbe l’obbligo di conformarsi alle normative e alle politiche europee, il che potrebbe mettere in discussione l’autonomia del paese nell’assumere decisioni autonome su questioni rilevanti.

Impatti economici negativi

Nonostante le opportunità di accesso delle grandi aziende sammarinesi al mercato europeo, che sinceramente già hanno, l’associazione all’UE potrebbe comportare alcuni impatti economici negativi per San Marino. Uno dei principali timori riguarda l’introduzione dell’IVA, che potrebbe incidere sui consumi interni e comportare un aumento enorme dell’inflazione con la fuggita dei consumatori, anche sammarinesi, verso l’Italia i cui prezzi sono già notevolmente inferiori. Ciò potrebbe avere conseguenze negative per i cittadini a basso reddito e per le piccole imprese locali. Se quello delle competitività delle grandi aziende è il problema principe converrebbe fare un accordo commerciale con la UE che possa garantire alle nostre grandi aziende i benefici dell’associazione alla UE senza far entrare tutto il paese in una spirale fortemente negativa e che indubbiamente, sin da subito, depaupererebbe i sammarinesi ed i residenti.

Inoltre la maggiore concorrenza con grandi aziende europee potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese sammarinesi che oggi sono peraltro favorevoli all’adesione, in particolare quelle che operano in settori ad alta intensità di manodopera. Le grandi aziende europee potrebbero avere maggiori risorse e capacità competitive, mettendo a dura prova la sostenibilità economica delle piccole imprese locali.

Impatto sul mercato del lavoro

L’associazione all’UE potrebbe comportare un aumento dell’immigrazione da altri paesi membri.  Questo potrebbe esercitare pressione sul mercato del lavoro sammarinese, creando competizione con i lavoratori locali, che ovviamente costeranno di più, e potenzialmente portando a una riduzione delle opportunità di impiego per la popolazione residente. Non credo sia sfuggito come ultimamente, rispetto al passato, siano state state rilasciate tantissime residenze, che a breve si trasformeranno in cittadinanze, con implicazione sulla ricerca di appartamenti in affitto per i nostri giovani. Inoltre le imprese potrebbero preferire assumere lavoratori provenienti da paesi dell’UE con costi di manodopera inferiori, e non ci vuole molto vedendo quanto costa quella sammarinese, mettendo a rischio la stabilità occupazionale per i sammarinesi ed i nostri frontalieri.

Perdita di posti di lavoro nel settore pubblico e privato a favore della ristrutturazione del debito che l’Europa ci chiederà immediatamente.

Un altro aspetto critico da considerare nell’associazione di San Marino all’UE riguarda la perdita di posti di lavoro, soprattutto nel settore pubblico. L’armonizzazione delle leggi e delle normative europee, e soprattutto il riordino dei conti e del debito statale,  potrebbe richiedere una enorme riduzione del personale nel settore pubblico sammarinese, con conseguente diminuzione dei posti di lavoro. Questo processo di razionalizzazione potrebbe essere particolarmente difficile da gestire per i sammarinesi, che potrebbero non essere abituati a una tale ristrutturazione del sistema e subirne le conseguenze.

La perdita di posti di lavoro nel settore pubblico potrebbe avere un impatto significativo sulla stabilità economica e sociale del paese, anche perché il dipendente pubblico spende anche a San Marino. Questi tagli potrebbero riguardare diverse aree, compresi servizi essenziali come istruzione, sanità e sicurezza pubblica anche perchè probabilmente chiederemo prestiti alla EU e saremmo obbligati a praticare importanti tagli alla spesa pubblica per ristrutturare quello esistente. Ciò potrebbe comportare difficoltà di adattamento per i dipendenti pubblici colpiti, che potrebbero trovarsi senza lavoro e senza prospettive occupazionali perchè magari non più giovanissimi. Ci potrebbe anche essere l’inevitabile blocco delle assunzioni per i nostri giovani, il che vorrebbe dire povertà o comunque indigenza.

È fondamentale prendere in considerazione gli effetti a catena della riduzione del settore pubblico, poiché ciò potrebbe incidere non solo sul benessere e sulla qualità dei servizi forniti alla popolazione sammarinese. Per mitigare l’impatto negativo di questa situazione, potrebbero essere necessari interventi di protezione sociale e un sostegno adeguato per coloro che perdono il lavoro a causa della ristrutturazione del settore pubblico con aggravio delle spesa pubblica.

Identità culturale e sociale

L’associazione di San Marino all’UE potrebbe anche avere un impatto sulla sua identità culturale e sociale. Con l’omogeneizzazione delle leggi e delle normative europee, potrebbe esserci una perdita della propria identità nazionale, minando la tradizione e la cultura sammarinese. Poi c’è da tenere presente anche il costo economico che dovremo sopportare per adeguarci interamente a tali normative. E dopo quanto è avvenuto con la cricca questi enormi costi dobbiamo assolutamente evitarli.

L’importanza di un referendum

In vista delle implicazioni significative dell’associazione di San Marino all’Unione Europea (UE), è essenziale coinvolgere attivamente la popolazione nel processo decisionale, evitando di delegare un’importante scelta solo ad un segretario di Stato ed ad alcuni funzionari.

Un referendum PREVENTIVO rappresenta il mezzo più democratico e trasparente per consentire ai cittadini di esprimere le loro opinioni e preoccupazioni riguardo a questa decisione fondamentale.

In tale contesto un referendum dovrebbe essere tenuto prima di procedere a qualsiasi firma o incontro con le autorità europee. Questo permetterebbe di avere un’ampia partecipazione e una discussione pubblica informata sulla questione dell’associazione all’UE. Tale trasparenza e inclusività democratica sono essenziali per garantire che le voci dei cittadini siano ascoltate e che le decisioni riguardanti il futuro del paese siano prese in modo informato e consapevole.

Il referendum permetterebbe ai sammarinesi di esprimere liberamente la loro posizione sull’associazione all’UE e di esprimere eventuali preoccupazioni o dubbi che possano avere riguardo all’accordo proposto. Consentire alla popolazione di partecipare direttamente a questa scelta determinante per il futuro di San Marino sarebbe un segno di responsabilità e rispetto per la volontà dei cittadini, cosa che pare non stia avvenendo in quanto nessuno sa il testo e cosa Beccari sta trattando. 

Un referendum preventivo potrebbe comportare benefici economici per il paese. Nel caso in cui il risultato fosse negativo per l’associazione, come è presumibile vedendo come è stato tutto gestito, si risparmierebbero notevoli risorse pubbliche che altrimenti sarebbero impiegate nel processo di integrazione con l’UE. Questi fondi potrebbero essere reinvestiti per sostenere la crescita economica, migliorare i servizi pubblici o affrontare altre priorità nazionali.

D’altro canto effettuare un referendum dopo aver firmato l’accordo con l’UE potrebbe rivelarsi una strategia subdola per obbligare i sammarinesi ad accettare l’associazione anche se non ne condividono completamente gli impatti. Questo potrebbe causare insoddisfazione e frustrazione tra la popolazione, minando il consenso pubblico sull’accordo e minacciando la coesione sociale.

La realizzazione di un referendum prima di procedere con la firma e la discussione dell’accordo di associazione all’UE è una misura essenziale per coinvolgere attivamente la popolazione sammarinese nel processo decisionale.

La democrazia partecipativa e l’inclusione del popolo nella discussione sulla questione dell’associazione rappresentano i pilastri di una scelta responsabile e consapevole per il futuro di San Marino.

Un’approvazione popolare informata e ben ponderata dell’adesione all’UE garantirebbe che il paese intraprenda un percorso che rispecchia le esigenze e le aspirazioni della sua gente.

Come detto, dopo gli effetti devastanti della Cricca che ci hanno quasi portato al fallimento, ci troviamo ora di fronte all’accordo di associazione con l’Europa, un posto dove molti vogliono scappare, ma dove noi invece vogliamo entrare.

Marco Severini

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