PROSEGUE L’ITER DELLA NUOVA LEGGE DELLA RIFORMA PA

Nell’insieme dei provvedimenti legislativi esaminati dal Consiglio Grande e Generale in prima lettura la scorsa settimana, la Legge sulla Dirigenza rappresenta uno dei fondamenti del riassetto della Pubblica Amministrazione.

 

Le separazione delle responsabilità amministrative da quelle prettamente politiche sancita dalle leggi costituzionali e qualificate del dicembre 2005 rende necessaria una revisione della figura dirigenziale, la cui sfera di autonomia e responsabilità viene notevolmente ampliata. In senso generale, nei limiti dell’autonomia conferitagli dalla stessa Legge e nel rispetto degli obiettivi prefissati, il Dirigente potrà mettere in atto il suo spirito d’iniziativa, le sue capacità manageriali e di innovazione finalizzate all’organizzazione ottimale dell’Unità Organizzativa diretta, diventando, in questo senso, un vero gestore di risorse umane. Il Dirigente avrà inoltre più ampi ed autonomi poteri di spesa che verranno in seguito meglio definiti con la riforma delle regole di contabilità.

 

Il nuovo testo di legge specifica nel dettaglio i requisiti richiesti  per ricoprire ruoli dirigenziali. La professionalità, le competenze e gli ambiti di responsabilità  saranno definiti negli appositi profili di ruolo che sostituiranno i vecchi mansionari. La scomparsa dell’istituto della “chiamata” segna un ulteriore passo avanti sulla strada dell’imparzialità e della trasparenza. Per quanto attiene invece alla retribuzione, questa sarà articolata in una componente fissa e una variabile. La parte variabile sarà rapportata al livello di responsabilità,  alla complessità del servizio diretto e al raggiungimento dei risultati definiti dagli obiettivi prefissati. Un apposito decreto delegato introdurrà criteri oggettivi e imparziali di valutazione della prestazione lavorativa dei Dirigenti, allo scopo di premiarne il merito, migliorarne la prestazione professionale, quantificare gli elementi variabili della retribuzione. La legge prevede infine l’assegnazione in staff a Unità Organizzative diverse, per la realizzazione di particolari progetti. Tale possibilità potrà essere inoltre prevista: in caso di ristrutturazioni che comportino modifiche o soppressioni di Unità Organizzative o di posizioni dirigenziali; per risolvere situazioni di temporanea incompatibilità, oppure su richiesta del Dirigente stesso. L’assegnazione in staff rappresenta inoltre per l’Amministrazione un utile strumento per poter gestire quelle situazioni che, per temporanea incompatibilità, non consentano la prosecuzione dell’assegnazione senza creare pregiudizio all’Amministrazione stessa.

 

 

San Marino, 27 marzo 2009/1708 d.F.R.