La recente proposta adottata dal Consiglio dell’Unione Europea per consentire lo spyware sui telefoni dei giornalisti da parte dei governi nazionali è motivo di grande preoccupazione. Questa iniziativa rappresenta un pericoloso sfregio per il ruolo della stampa libera come pilastro fondamentale della democrazia.
Proteggere i giornalisti e le loro fonti è essenziale per preservare una società democratica, e le misure proposte potrebbero mettere ancora di più a rischio la loro sicurezza e quella del giornalismo stesso.
Insieme a 79 giornalisti, organizzazioni per la libertà di stampa, società civile, sindacati, diritti digitali, editori e broadcaster, la Federazione Europea dei Giornalisti ha inviato una lettera aperta a tutti i membri della Commissione per le Libertà Civili del Parlamento Europeo (LIBE), che sta discutendo gli emendamenti all’articolo 4 sulla protezione delle fonti e sull’uso dello spyware contro i giornalisti nell’ambito della Legge Europea sulla Libertà dei Media (EMFA).
Sebbene l’EMFA rappresenti un’opportunità unica per tutelare i diritti dei giornalisti, la posizione generale recentemente adottata dal Consiglio consente l’utilizzo di “software di sorveglianza invasiva” contro i fornitori di servizi mediatici su ampi presupposti di sicurezza nazionale.
Per questo è stato richiesto a tutti i membri della Commissione LIBE di combattere questa proposta.
Ma perché è così importante agire? La sicurezza nazionale è stata usata come pretesto per giustificare misure illegali e invasive nei confronti dei giornalisti.
Il rapporto PEGA, la bozza di relazione che segue l’indagine sul presunto utilizzo improprio di Pegasus e altri software di sorveglianza equivalente, adottato a maggio dal Parlamento Europeo, ha dimostrato in modo inequivocabile tale fatto.
L’uso di spyware deve essere vietato poiché concede accesso a tutte le comunicazioni, foto, contatti e dati sul comportamento online di un individuo, senza il suo consenso.
La riservatezza delle fonti e l’accesso a un giornalismo di qualità, che sostiene i nostri valori democratici, sono messi in pericolo da queste misure.
Cosa viene richiesto? Innanzitutto, garantire il divieto assoluto dell’utilizzo di spyware e di qualsiasi altra tecnologia di sorveglianza ai sensi del punto (c) dell’articolo 4.2. Inoltre, le misure repressive previste dal punto (b) dell’articolo 4.2 devono essere rigorosamente limitate, inserendo un elenco esaustivo e limitato di reati gravi che ne giustifichino l’utilizzo (come definito nell’articolo 2(17) della proposta della Commissione). È fondamentale introdurre salvaguardie legali, come l’autorizzazione preventiva di un giudice indipendente, l’accesso a rimedi legali efficaci e un rigoroso test di necessità e proporzionalità.
Inoltre, è necessaria una protezione più ampia contro l’accesso ai contenuti giornalistici criptati, incluso l’emendamento 389 alla relazione del Parlamento.
La lettera inviata, che ora conta anche le firme di tutte le principali organizzazioni mediatiche e sindacali, dimostra il vasto consenso riguardo al fatto che il testo adottato dal Consiglio dei Ministri durante la presidenza svedese non può in alcun modo essere accettato se l’EMFA vuole mantenere la sua promessa di garantire la libertà dei media.
La proposta del Consiglio di consentire lo spyware sui telefoni dei giornalisti è un attacco diretto alla libertà di stampa e al diritto alla privacy. Il giornalismo indipendente e le fonti anonime sono fondamentali per il corretto funzionamento di una democrazia sana. Accettare queste misure significherebbe legalizzare la sorveglianza dei giornalisti da parte dei governi e metterebbe a repentaglio la libertà di informazione.
È importante che il Parlamento Europeo e i membri della Commissione LIBE si schierino contro questa proposta e lavorino per garantire la protezione dei giornalisti e delle loro fonti. Anche San Marino deve fare la sua parte e fare sentire la propria voce.
La democrazia dipende da un giornalismo libero e responsabile: non possiamo permettere che venga minacciato da pratiche di sorveglianza invasive. È il momento di difendere i nostri diritti fondamentali e opporsi a qualsiasi tentativo di limitarli. Solo così potremo mantenere una società viva, informata e consapevole.
David Oddone