PUNTO SHOP ……l’altra verità!!…….dell’editorialista Giorgio Felici

E’ il caso di precisare alcune cose,

analizziamo l’azienda x le informazioni che abbiamo, nata circa 10 anni fà in sordina , da una “idea imprenditoriale” di due signori di Roma , esportata in RSM , con una organizzazione capillare di televendita ( era da poco fallita la SHOPPING AMERICA con 15 dipendenti , che televendeva prodotti americani x dimagrire) in pochi anni la PS arriva sino a 180 dipendenti compresi gli studenti universitari che facevano i wekendisti. Da quel che sò e da quello che dicono le carte la PS non ha avuto alcuna agevolazione .
Arriva a punte di circa 50 milioni di fatturato 2005 2006 , il 2007 vicino ai 35 milioni. Le banche di fronte ad una azienda “che funziona” non esitano a finanziare, ma la crisi profonda arriva tra il 2007 e il 2008, avendo esaurito la PS l’escalation del prodotto punta (la famosa scopa rotante venduta in milioni di pezzi in europa)………si riduce il fatturato , la capitalizzazione dell’azienda diventa difficile, i costi superano i ricavi x lungo tempo “in attesa della ripresa”
Le prime avvisaglie le abbiamo in settembre 2008, gli stipendi cominciano a ritardare, ma tutto sembra procedere , entra in azienda un consulente che elabora un piano di rilancio ….(è troppo complicato) Ottobre , Novembre 2008 cè il tracollo finanziario, le banche fermano i finanziamenti…vogliono vederci chiaro…i dipendenti a più riprese chiedono chiarimenti, era già successo in luglio 2008 quandò ritardò il pagamento del TFR.
OGGI,
La moratoria concessa dal tribunale a fronte di debiti che superano i 30 milioni di euro e ad un progetto industriale che prevede per il primo anno 23/25 milioni di fatturato con un rifinanziamento di 3,5 milioni concesso dalle banche creditrici ed un taglio di personale di circa 60 persone , QUESTO E’ IL PUNTO CARDINALE DA TENERE IN CONSIDERAZIONE, il giudice nel suo decreto di moratoria dice chiaramente che il progetto industriale e l’impatto sociale della chiusura di PS può essere scongiurata se si tiene conto della volontà dei soggetti in campo e in primo luogo di chi manifesta la volontà concreta di rilancio.
Su questo percorso abbiamo camminato, cercando di salvare più posti di lavoro possibili e una azienda , che spossessata della vecchia gestione, potesse essere rilanciata.
L’azione del governo è stata lenta ma opportuna, forse si è perso troppo tempo, perchè una azienda che deve vendere non la si può spegnere altrimenti salta, MA LE AFFERMAZIONI SUI COSTI DELLO STATO SEMBRANO FAZIOSE O STRUMENTALI,
primo
perchè se non vi fossero stati subito i 56 posti di lavoro , il fondo della mobilità (pagato da imprese e lavoratori) spendeva in ogni caso quei soldi per tenere a casa i lavoratori, perchè purtroppo non vi sono posti di lavoro disponibili in questo momento.
Secondo: perchè i lavoratori e il sindacato di fronte alla prospettiva del fallimento della PS hanno preteso che il piano industriale tenesse anche conto dei crediti( stipendi, tredicesime ecc) maturati dai dipendenti e fossero previsti i rientri.
Terzo: IL FALLIMENTO DELL’ AZIENDA CHE ANCORA PURTROPPO NON E’ SCONGIURATO VOLEVA SIGNIFICARE ;TUTTI A SPASSO SENZA STIPENDI E SENZA PROSPETTIVA…I 300 MILA DI EURO DELLA MOBILITA’ IMPIEGATI NELLA FORMAZIONE PER LA PS SONO IL CONTRIBUTO CHE OGNI AZIENDA RICEVE IN RAPPORTO ALLE ASSUNZIONI CHE FA QUANDO ASSUME PERSONALE LICENZIATO IN MOBILITA’ è una legge del 1986, se a qualcuno non và bene è GIUSTO CAMBIARLA senza però far ricadere il peso della crisi sui lavoratori , i quali devono subire le scelte più difficili quasi sempre sulla loro pelle…ci sarebbero tante altre cose da dire ….ma è l’ultimo dell’anno e speriamo che finisca!! BUON 2009 A TUTTI

GIORGIO FELICI

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