Qatar: perquisite a Milano le abitazioni della famiglia Panzeri

E’ nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro l’importo in contanti sequestrato nell’abitazione della vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili e nelle borse che suo padre trasportava quando è stato fermato dalle autorità. Il denaro non è stato ancora contato ma, secondo il quotidiano belga L’Echo le prime stime parlano di oltre 750mila euro in tagli da 20 e 50 euro: seicentomila euro erano nella valigia portata dal padre di Kaili e il resto nell’abitazione dell’eurodeputata greca. L’autorità ellenica per l’antiriciclaggio, nel frattempo, ha congelato gli averi della vicepresidente dell’Eurocamera.

Atene ha congelato tutti i beni di Eva Kaili: lo ha reso noto il governo greco. Il provvedimento dell’Autorità greca antiriciclaggio riguarda “conti bancari, casseforti, aziende e qualsiasi altro bene finanziario”, riporta Le Soir citando il presidente dell’organismo Haralambos Vourliotis. Il congelamento dei beni, secondo la stessa fonte, colpisce anche i familiari stretti di Kaili, come i suoi genitori. Nel mirino dell’Autorità c’è anche una società immobiliare di recente costituzione nel quartiere chic ateniese di Kolonaki, che sarebbe stata creata dall’eurodeputata 44enne e dal suo compagno italiano, aggiunge il giornale belga.

Alcune perquisizioni sono state effettuate fra ieri sera e oggi in abitazioni a Milano e in provincia riconducibili ad Antonio Panzeri e alla sua famiglia dalla Guardia di Finanzia in esecuzione di un ordine di investigazione europea nell’inchiesta di Bruxelles per associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio per favorire Qatar e Marocco, che hanno portato all’arresto fra gli altri dell’ex europarlamentare, della figlia, della moglie e della vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili. Da quanto si è saputo, sono stati sequestrati supporti informatici, documenti e una somma in contanti in euro non significativa.

Lo scandalo che sta travolgendo il Parlamento europeo sulle mazzette dal Qatar per alcuni sarebbe un ‘Italian job’, un ‘colpo all’italiana’, afferma ‘dietro le quinte’ un portavoce francese di un gruppo parlamentare all’Eurocamera. E dal Ppe rincarano la dose, i socialisti italiani al momento sarebbero figure “tossiche”, osservano fonti interne al Partito popolare europeo. Tutti elementi che potrebbero emergere già oggi, alla Plenaria che si riunisce a Strasburgo e che probabilmente vedrà intervenire sul dossier, nel suo discorso di apertura, la presidente Roberta Metsola.

“E’ un caso veramente incredibile, che ora va chiarito senza se e senza ma, con tutta la severità della legge. Perché riguarda anche e specialmente la credibilità dell’Europa” e “dovranno esserci conseguenze in diverse aree”, ma “ora si tratta di chiarire completamente”. “Non abbiamo visto nulla del genere da molto tempo”, ha detto la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock arrivando al consiglio dei ministri Ue degli Esteri a Bruxelles.

Per l’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell “le notizie sono molto preoccupanti, sono accuse molto gravi, ma c’è un’indagine in corso e mi attengo a quanto dichiarato dai magistrati”. 

“Stiamo controllando ogni dettaglio sul registro della trasparenza –  ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rispondendo a una domanda sull’eventuale coinvolgimento della Commissione nell’inchiesta sul Qatargate -, abbiamo regole molto chiare per tutti i commissari, stiamo controllando alla luce di quello che è successo al Parlamento europeo. Finché non ci saranno nuove informazioni siamo allo status quo, ma se dovesse emergere qualcosa di nuovo dovremo reagire”.

“Non ho mai ricevuto regali dal Qatar. Lo avrei denunciato”: l’eurodeputato di S&d Marc Tarabella si difende così, in un’intervista al quotidiano belga Le Soir, dai sospetti di essere coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti all’Eurocamera dal Paese del Golfo. La sua abitazione è stata perquisita alla presenza della presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. E l’ufficio di un suo assistente, l’italiano G.M, è tra quelli che risultano sigillati nella sede di Bruxelles dell’Eurocamera. G. M. – conferma Tarabella – ha lavorato anche con altri due eurodeputati italiani, Pietro Bartolo e Lara Comi, e “ha lavorato per molti anni per il signor Panzeri. Posso facilmente immaginare che questo sia il motivo per cui i tribunali sono interessati a lui. Tuttavia, non so dire se in qualità di testimone o in altra veste”, ha spiegato Tarabella che ammette di conoscere piuttosto bene l’ex eurodeputato italiano ora agli arresti. “È stato eletto al Parlamento europeo dal 2004 al 2019, siamo colleghi da molto tempo e, se i fatti sono veri, sarebbe una grande delusione. Gli piace il calcio: abbiamo guardato insieme le partite e discusso i risultati del fine settimana, come molti altri colleghi”, sono le parole di Tarabella. L’eurodeputato si sofferma quindi sul suo atteggiamento all’Eurocamera sul Qatar, giudicato da alcuni suoi colleghi troppo morbido. “La Coppa del Mondo è stata assegnata al Qatar nel dicembre 2010. Sono stato uno dei primi a sollevare l’obiezione, soprattutto in considerazione del destino poco invidiabile dei lavoratori migranti. Poi le cose hanno iniziato ad evolversi positivamente in Qatar, che è, ad esempio, l’unico Paese della zona ad aver abolito il sistema Kafala. Tutto è lungi dall’essere perfetto, ma ho voluto salutare i progressi compiuti invitando il Qatar a proseguire gli sforzi in questa direzione”, ha sottolineato Tarabella raccontando di essere stato l’ultima volta in Qatar nel febbraio scorso “su invito del Comitato nazionale per i diritti umani, insieme a diversi altri parlamentari, per una conferenza internazionale sui social network e i media”.

“Da tempo Eva Kaili aveva preso le distanze dall’ideologia e dalla politica del suo partito di appartenenza, il Pasok, per identificarsi con quello al governo di Nea Dimokratia e il Partito popolare europeo”: lo ha dichiarato Andreas Spyropoulos, segretario del Comitato politico centrale del Pasok, durante un’intervista all’emittente Mega. Già ieri il leader del partito socialista greco, Nikos Androulakis, aveva definito l’eurodeputata “un cavallo di Troia all’interno del Pasok che operava per conto di Nea Dimokratia”. Spyropoulos ha ricordato come da quando Androulakis ha denunciato, nel luglio scorso, di avere subito un tentativo di hackeraggio del proprio cellulare, Kaili “è stata la prima tra i politici in Grecia ad avere adottato nei suoi interventi la linea imposta dal governo” cercando di minimizzare il problema. In seguito, secondo Spyropoulos, l’eurodeputata avrebbe ripetutamente cercato di evitare che il caso delle intercettazioni venisse sollevato in Parlamento europeo. “Abbiamo deciso immediatamente di estromettere Kaili dal partito a seguito di questo scandalo che colpisce il cuore dell’Europa” ha aggiunto il politico del Pasok, commentando l’arresto in flagranza di reato di Kaili. In merito alle critiche ricevute dal Pasok per questa presa di distanza dall’eurodeputata, giudicata tardiva, Spyropoulos ha difeso il proprio partito sostenendo che “Kaili era una ‘relatrice ombra’ della commissione d’inchiesta PEGA, istituita dal Parlamento europeo per indagare sullo scandalo intercettazioni, e si è ritenuto che se l’avessimo estromessa in quel momento, sarebbe stata di fatto un’interferenza diretta di Androulakis nei lavori del Parlamento europeo”.


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