“L’introduzione del nuovo reato anti rave arriva dopo lo sgombero a Modena di un cosiddetto ” rave party”, con decine e decine di fermi e arresti della polizia. La formulazione del decreto – spiega Alice Beccari, responsabile della comunicazione nazionale dell’Unione degli studenti – è volutamente ambigua e ampia, infatti nella definizione di ‘terreni o edifici altrui, pubblici o privati’ ricadono: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i rave, ma anche le università, i luoghi di lavoro, le piazze; l’espressione ‘può derivare un pericolo per l’ordine pubblico’ invece è sufficientemente vaga per ricadere nell’arbitrio assoluto dei prefetti e del governo. E’ evidente come con facilità questo articolo del codice penale possa essere utilizzato per reprimere le piazze e le occupazioni, le cui specifiche rientrerebbero perfettamente nei “requisiti” necessari per definirle reato. E’ già in atto da parte del nuovo governo un esercizio del potere legislativo in chiave tacitamente repressiva e abrogante dei diritti fondamentali, attraverso la retorica populistica e la strumentalizzazione del principio di sicurezza, che le destre rendono totalizzante e ostruttivo della libertà dei popoli, in favore invece di politiche autoritarie”.
“Non è un caso, quindi – prosegue Alice – che la medesima legge arrivi dopo l’occupazione della facoltà di scienze politiche della Sapienza: quando la premier ostentava simpatia per l3 giovani che avrebbero protestato contro il suo governo e nello stesso momento l3 student3 della Sapienza venivano repress3 con la violenza dalle forze dell’ordine. Il diritto allo sciopero e a manifestare è sancito dalla costituzione e come tale deve essere salvaguardato, ma dal governo Meloni arriva già chiara la volontà di una morsa stringente che colpisce non solo gli studenti tutti, ma ogni parte sociale che lotta ogni giorno contro questo sistema. Noi non ci faremo intimorire, il 18 novembre saremo in piazza senza alcuna paura della vostra repressione!”
Rete studenti, c’è rischio reale sia applicato alle scuole
“La nostra preoccupazione è la vaghezza del decreto: si dà uno strumento repressivo che va ben oltre i cosiddetti rave. Data la vaghezza del provvedimento e il suo contenuto – che prevede una sproporzione tra delitto e pena – temiamo possa essere applicato a picchetti, alcuni tipi di scioperi, occupazioni”.
A dirlo all’ANSA è Luca Ianniello, per la Rete degli studenti medi.
Gioventù nazionale: non reprime il dissenso degli studenti
“Con il decreto anti rave finalmente finisce il tempo in cui lo Stato fa finta di non vedere chi non rispetta le regole. Per troppo tempo, infatti, gli organizzatori di questi eventi illegali hanno considerato l’Italia una zona franca dove poter fare qualsiasi cosa senza rispettare le regole”. Lo dice all’ANSA Fabio Roscani, presidente di Gioventù nazionale, movimento giovanile che strettamente collabora con il partito e la comunità di Fratelli d’Italia. “Il ministro Bernini ha detto chiaramente che la norma non riguarderà scuole e università. Chi continua a sostenere il contrario alimenta una polemica pretestuosa. L’invasione di edifici è già punita, la norma anti rave la circostanzia solo. Se l’art. 633 del codice penale non è mai stato applicato per scuola e università non si capisce perché la stessa condotta, ma più circostanziata dovrebbe farlo. Il decreto anti rave party, quindi, non reprime in nessun modo il dissenso, tantomeno degli studenti. L’ultima volta che in Italia abbiamo visto reprimere il dissenso dei ragazzi che volevano manifestare pacificamente, c’era un ministro dell’Interno ed un governo sostenuto dalla sinistra, che utilizzando a pretesto le misure anticovid ha emesso circolari che impedivano i cortei nonostante l’emergenza covid fosse stata dichiarata finita”, conclude Roscani.

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