Pini di via Maggiore, prove ed abbattimenti senza Ordinanze esposte e senza dispositivi sicurezza. Soldi pubblici per piantare a fine giugno ancora lecci al posto di quelli già secchi. Cittadini in Questura presentano esposto.
Lotta serrata contro il pino domestico, diventato uno dei nemici pubblici di Ravenna, contro il quale si sta attuando una vera e propria campagna di “pulizia etnica” senza badare né a mezzi né a spese.
Dopo l’escamotage inqualificabile dello scambio delle Ordinanze da parte del Comune a Lido di Savio riguardo ai pini di viale Romagna, scoperto in extremis da un’attivista, è andato in scena un assalto piratesco ai poveri pini storici di via Maggiore, per salvare i quali i cittadini hanno già presentato un ricorso al TAR in febbraio.
Giovedì 18 giugno, senza alcun preavviso, ordinanza esposta, cartello o quant’altro, come invece previsto dal Codice della Strada, e senza il preavviso obbligatorio delle 48 ore, sono state effettuate analisi visive e prove di trazione, prontamente segnalate da diversi residenti che da mesi stanno provando a salvare i pini, e con essi la vivibilità del viale, ridotto in molti punti ad un forno sconcio ed assolato. Svariati cittadini del gruppo Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna si sono recati sul posto, verificando che i lavori si stavano svolgendo tra le auto parcheggiate e tra i pedoni, senza transenne, mentre il personale della ditta incaricata lavorava in condizioni che definire di pericolo è un eufemismo. Scalette appoggiate all’arrembaggio sui fusti dei pini, nessun dispositivo di protezione individuale, nessuna cautela per i passanti e nemmeno per le auto regolarmente parcheggiate sotto l’alberatura. Sono state chiamate più volte alcune Forze dell’Ordine, inutilmente. Chiamata due volte persino l’AUSL, per verificare le condizioni di lavoro, ma nessuno si è presentato.
Come mai nessun preavviso? E’ corretto questo modo di operare di una pubblica amministrazione, su un bene pubblico e sulla principale strada comunale di accesso alla città?
Non bastasse, sempre senza alcun preavviso, nel pomeriggio è stato abbattuto un pino. Il tutto nel periodo che il Regolamento Comunale del Verde vieta per nidificazione. E’ stato depositato immediatamente accesso atti tramite il consigliere Ancisi.
Ma a completare la “pulizia etnica”, ci pensa il neo assessore Schiano, colui che raccontava: “Bisogna scegliere soluzioni alternative all’abbattimento dei pini”. Appena insediato, forse urtato dall’articolo di Lista per Ravenna e Rosanna Biondi che riporta la crisi dei poveri lecci piantati qualche mese fa dal collega del Movimento 5 Stelle Gallonetto di cui ha preso il posto in Giunta, prosegue con l’opera scellerata di sostituzione del pino con il leccio, e lo fa… a fine giugno! Eppure il dottore forestale Gian Pietro Cantiani, uno dei più noti esperti di alberature storiche d’Italia, aveva avvertito sull’inadeguatezza della sostituzione, invece garantita dalla solita Azimut, società mista pubblico-privata controllata dal Comune, gli stessi che supevisionavano giovedì l’ “arrembaggio”. Il tutto prelevando dalle tasche dei cittadini, sia per i poveri alberi piantati e sacrificati in via Maggiore, sia per le improbabili annaffiature in piena estate. I cittadini, con la sottoscrizione di Italia Nostra e dal consigliere Alvaro Ancisi, hanno depositato oggi, 20 giugno, presso la Questura di Ravenna un documentato esposto sugli sconcertanti fatti accaduti in via Maggiore.