Dopo la presentazione del volume di Sauro Mattarelli, I lumini del 9 febbraio, avvenuta in occasione delle celebrazioni della Repubblica romana del 1849, La Fondazione Ravenna Risorgimento, insieme all’Istituzione Biblioteca Classense e in collaborazione con Società Conservatrice del Capanno Garibaldi, ANVRG e AMI, ha organizzato sabato 29 marzo, alle ore 17, presso la sala Dantesca della Biblioteca Classense, la conferenza dei su Sgombri dal suolo italico ogni dominio straniero. Il Proclama di Rimini del 1815, Gioacchino Murat, Pellegrino Rossi e l’indipendenza italiana.
Dopo i saluti della Presidente dell’Istituzione Biblioteca Classense, Patrizia Ravagli, e del Presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento, Eugenio Fusignani, sarà Antonio Patuelli, in dialogo con il vicedirettore de Il Resto del Carlino Vittorio Baroncini, a parlarci delle circostanze che portarono alla stesura del Proclama di Rimini e agli eventi che seguirono, fino alla morte Gioacchino Murat, catturato a Pizzo Calabro dalle truppe dell’Esercito borbonico e giustiziato il 13 ottobre 1815.
“Ricorrono quest’anno i 210 anni dal Proclama di Rimini – commenta Eugenio Fusignani- che viene convenzionalmente indicato come l’inizio del nostro Risorgimento.”
Anche se la data ufficiale di pubblicazione é il 30 marzo 1815, fu diffuso da Gioacchino Murat solo il 12 maggio dopo la disfatta del suo esercito nella battaglia della città marchigiana di Tolentino contro l’esercito austriaco.
“Nel Proclama, forse opera di Pellegrino Rossi – prosegue Fusignani- Murat lanciò un appello agli italiani perché tentassero di guadagnarsi con le armi unità e indipendenza. Lo storico Piero Pieri lo definì un estremo tentativo di separare le sorti della penisola da quelle di un Napoleone oramai sconfitto.”
Il Proclama di Rimini toccò particolarmente Alessandro Manzoni che compose un canto con lo stesso titolo a sostegno della lotta degli italiani per la loro indipendenza e unità.
Il canto di Manzoni, dopo la sconfitta e morte di Murat, rimase incompiuto e fu pubblicato solo nel 1848.
“Questo evento, grazie alle riflessioni di Antonio Patuelli – conclude Fusignani- sarà un’occasione importante per riscoprire non solo i valori del Risorgimento e gli ideali che lo animarono, ma anche per capirne l’attualità del messaggio e la necessità di riscoprirli per rafforzare il senso civico e la conoscenza, ancor più indispensabili in un’epoca dominata dall’approssimazione superficiale dei social nel confronto democratico.”