Il premier: “Farò al massimo due mandati. L’Italicum? Preferivo il Mattarellum”.
CORRE vola sgomma, Matteo Renzi, alla caccia del consenso perduto. E parla twitta posta saltando da un’Italia all’altra, in un sabato da globetrotter in cui anche un gps farebbe fatica a stargli dietro. Succede così, in quattordici ore a tutto gas, da Roma alla Terra dei Fuochi, dalle eccellenze industriali di Marcianise a quelle sanitarie e gastronomiche di Reggio Emilia inframezzate dai tortelli a casa Delrio, prima dell’atterraggio a Roma – Auditiorium di Santa Cecilia – per il dibattito aRepIdee con Eugenio Scalfari. Dove parla di Europa, immigrazione, Brexit, senza dimenticare l’«in bocca al lupo a Silvio Berlusconi». Narrazione compulsiva: non conta cosa dici, ma come lo dici, in questa campagna elettorale parallela ai ballottaggi e già puntata sui referendum di ottobre. E anche più in là: «Se uno mi dice che voglio governare l’Italia per 15 anni lo querelo, io penso che uno possa al massimo fare due mandati. Sarei pronto a firmare una proposta di legge su questo. E all’Italicum preferivo il Mattarellum», svela Renzi. «Altro che partito della Nazione». Intanto azzanna lo Stivale dallo stinco.
IL PREMIER si presenta di buon’ora a Villa Literno, area Taverna del Re, il gigantesco sito di ecoballe grande quanto 320 campi di calcio. «Una vergogna nazionale, uno scandalo. Con il nostro governo e con l’impegno della Regione Campania e dell’Anac di Cantone finalmente è partita la rimozione. In 18 mesi sarà portato fuori regione un terzo delle ecoballe. Via la camorra dalla Terra dei fuochi», promette Renzi, mentre già si sposta a Marcianise, nella sede della Coca Cola Hbc, il più grande imbottigliatore italiano recentemente dotatosi di un impianto di cogenerazione per il 50 per cento del proprio fabbisogno. Coniugare investimenti e ambiente, ecco la sfida. «È bello che Coca Cola dia questo segnale –- dice Renzi –. Questo territorio deve ritornare a respirare. Aspettiamo altri investimenti».
RAPIDA FUGA ed eccolo sul fondale blu ‘fluo’ allestito dalla Getra, alta tecnologia italiana baciata dall’export. «Un’azienda di cui andare orgogliosi per qualità e competenza. C’è un sud che non si lamenta soltanto ma prova a reagire, a innovare, a competere nel mondo», proclama Renzi. Morale: «La politica seria è quella di chi prova a cambiare, non quella che sa solo urlare e dire no». Dalla Campania il premier si fionda a Reggio Emilia, dove inaugura il Core (Centro oncologico ematologico di Reggio Emilia), e poi festeggia il 60° compleanno del gruppo agroindustriale Ferrarini: «Quella di Reggio è una comunità straordinaria perché ha dei valori, non solo economici. L’Italia che riparte ha bisogno di modelli», considera Renzi.
Chiusura romana sull’Europa: «La Brexit non sarebbe l’Apocalisse per Italia e la Ue. Ma sarebbe una catastrofe per gli inglesi». Unione in crisi? «Sì, ma manca la consapevolezza dei leader». Ritardo di programmazione: «Due anni fa a Ypres ero solo come un cane a proporre nei testi la parola ‘flessibilità’». Pessimismo della ragione: «Dal 1954 l’Europa ha sempre sprecato le occasioni di creare politiche di difesa comuni». E rischia ancora. Guai a «ingigantire i nemici esterni», meglio guardare al terrorismo che nasce «nelle periferie delle capitali». Unico antidoto: «Investire un euro in cultura per ogni euro in sicurezza». Autocritica finale: «Se consentiamo ai giovani di innamorarsi delle idee populiste, la colpa è solo nostra».
Quotidiano.net.