Repubblica Sm ha anticipato Italia e San Marino con Fanizza al Fmi
Ecco il motivo per cui qui il suo nominativo non faceva dormire sonni tranquilli a chi conosce le vicende finanziarie
Gian Matteo Zeppa (Rete): “Il fallimento di San Marino è stato studiato scientificamente e chi lo ha permesso non ha dato seguito al giuramento di fedeltà verso lo Stato ma è stato fedele nei confronti di altre persone. Si è lasciato credere che potevano essere fatte solo scelte recessive”.
Da tempo circolava nel Paese la voce che sarebbe stato Domenico Fanizza a ricoprire il ruolo occupato da Alessandro Leipold nell’executive board del Fondo Monetario Internazionale che oltre a San Marino rappresenterà anche Portogallo, Grecia, Albania, Malta e Italia. Il motivo per cui il nominativo di Fanizza non faceva dormire sonni tranquilli a chi conosce le vicende finanziarie (nome che avevamo scoperto grazie alle nostre fonti, ndr) era l’esistenza di un collegamento con il finanziere lussemburghese Francesco Confuorti (il suo nome figura sul sito dell’Advantage Financial).Per questo il nostro giornale ormai oltre due settimane fa aveva posto una serie di quesiti al Fondo Monetario Internazionale che in quell’occasione si era limitato a dire che il rappresentante per San Marino era Leopold e non Fanizza e che non era stata ancora ufficializzata alcuna domanda di aiuto. Nulla da dire sulla veridicità di quelle risposte ma poi le cose sono cambiate nel giro di pochi giorni e la nomina di Fanizza si è materializzata all’improvviso tanto che dall’Italia la notizia è stata accolta non senza polemiche. Se tanto ci dà tanto ci potremo allora trovare presto con la comunicazione dell’ufficialità della richiesta di aiuto al Fmi da parte di San Marino.
E con un interlocutore – ha spiegato nel suo intervento in comma comunicazioni il capogruppo di Rete Gian Matteo Zeppa – che ha lavorato per Francesco Confuorti. “Questo governo – ha detto Zeppa – ha la colpa gravissima di aver fatto entrare certi individui nelle vene del nostro Paese. Salvo poi inventarsi lettere anonime pur di continuare ad apparire buoni (questo a casa mia puzza della volontà di voler inquinare le prove) nella cornice di conferenze stampa strane dove il governo della trasparenza parla di fotografia e di schermate guardandosi però bene dal volerle mostrare. La verità è che non si è giunti al punto in cui siamo per incapacità. Il fallimento di San Marino è stato studiato scientificamente e chi lo ha permesso non ha dato seguito al giuramento di fedeltà verso lo Stato ma è stato fedele nei confronti di altre persone.
Si è lasciato credere che potevano essere fatte solo scelte recessive e che occorreva vessare i cittadini ad esempio con la patrimoniale il cui gettito guarda caso corrisponde al debito di Marino Grandoni con Cassa di Risparmio, ovvero con la banca pubblica. Io credo che l’aver permesso l’influenza di poteri esterni corrisponda ad un attentato ai poteri dello Stato”. L’ombra di una richiesta di aiuto al Fmi fa paura anche alle altre forze di opposizione, il capogruppo del Pdcs Alessandro Cardelli nel suo intervento ha voluto così specicare come andando verso quella direzione, rimarrebbe ben poco spazio per la politica e la sovranità del Paese che si troverebbe a dover aumentare di circa 25 milioni le proprie entrate ogni anno. Cifra che ovviamente andrebbe a pesare sulle spalle di tutti i sammarinesi. “E scelta – ha detto – che andrebbe quantomeno preceduta da un’operazione chiarezza rispetto alla vendita del pacchetto Delta visto che mancherebbero all’appello circa 177 milioni a fronte di un prestito che andremo a chiedere al Fmi di 270 milioni”. Che il governo ha fallito lo ha poi ribadito in aula il Cosigliere Francesco Mussoni (Pdcs) in un intervento duro se non nei toni, nei suoi contenuti. Infine l’appello del consigliere Zeppa affinché non si facciano danni irreversibili. La RepubblicaSM