Ricatto con la sexy-segretaria per incastrare l’imprenditore sammarinese. Ultimi interessanti sviluppi

Prima la trappola erotica, con un appuntamento in ufficio con una segretaria procace e compiacente. Poi il ricatto e l’estorsione, con la richiesta di 400 mila euro per far sparire le prove di quell’incontro. Spuntano i dettagli dell’estorsione che ha portato in carcere quattro persone, tra cui l’avvocatessa Adele Giordano e il marito Alfonso Romano. Stamattina i primi interrogatori.

TREVISO. Prima la trappola erotica, con un appuntamento organizzato in ufficio con una segretaria procace e a dir poco compiacente. Poi il ricatto e l’estorsione, con la richiesta di quattrocentomila euro per far sparire le prove di quel focoso incontro. Spuntano alcuni dettagli dell’estorsione che ha portato in carcere quattro persone, tra le quali un’avvocatessa di Treviso, Adele Giordano, e suo marito Alfonso Romano, sottufficiale dell’aeronautica. Gli altri due arrestati sono i sammarinesi Massimo Micheloni e Alessandro Agostini, quest’ultimo imprenditore nel ramo delle pulizie industriali.

L’aggancio. Sammarinesi gli ideatori dell’estorsione, sammarinese l’imprenditore vittima della trappola: perché allora entra in scena la coppia di trevigiani, in questa partita? E’ l’anello mancante, quello sul quale gli interrogatori di oggi cercheranno di far chiarezza. Spunta però un’ipotesi che potrebbe spiegare il filo tra la Marca e la Repubblica del Titano. Secondo alcune indiscrezioni non ancora confermate, infatti, lo studio dell’avvocato Adele Giordano in piazzale Pistoia sarebbe anche la sede legale di un paio di aziende sammarinesi che fanno riferimento proprio a Micheloni e Agostini. L’avvocatessa, insomma, conosceva già gli estorsori e si sarebbe prestata a fare da complice nel ricatto. Inoltre, pare che il piano prevedesse di “mascherare” l’estorsione camuffandola da semplice riscossione di un credito: per questo lo scambio di denaro sarebbe avvenuto nello studio dell’avvocatessa trevigiana.

Il sexy-ricatto. Sul contenuto «hard» del materiale usato per il ricatto e l’estorsione ci sono pochissimi dubbi, anche se la procura di Treviso si è limitata a «non escludere» questa ipotesi e a far sapere che «si sta visionando il materiale» contenuto nei supporti ottici, cd rom e dvd. Sul fronte sammarinese, però, sembrano avere molti meno dubbi. L’imprenditore sessantenne vittima dell’estorsione sarebbe stato “incastrato” tramite un incontro a sfondo sessuale creato ad hoc con una compiacente segretaria, incontro che si sarebbe tenuto in un ufficio a San Marino. Lì sarebbero state scattate le foto e girati i filmati “compromettenti” dai quali è partita la richiesta di denaro: seicentomila euro – poi scesi a quattrocentomila – per non divulgarli.

fonte: La tribuna di Treviso