La vignetta pubblicata ieri sul “Fatto quotidiano” ha suscitato le proteste di molti parlamentari: “Faccio un mestiere per cui è normale che le persone reagiscano, i disegni possono anche offendere”
ROMA. “Ma ti pare a te che mi metto a difendere le vignette!”. Riccardo Mannelli risponde al telefono “rattristato” per una polemica che trova senza senso.
Perché le donne devono essere attaccate sempre a partire dal loro corpo? Non trova sia sbagliato?
“Non c’è nulla da difendere, proprio non ne sento la necessità. Possono dire tutte le sciocchezze che vogliono. Piuttosto, se tutta questa aggressività, se queste reazioni eccessive e isteriche ci fossero per le cose terribili che accadono in questo Paese, come quello che succede alla frontiera di Ventimiglia, l’Italia sarebbe un posto migliore”.
È intervenuta anche la presidente della Camera Laura Boldrini. Ha parlato di sessismo. Vi chiede di “rinnovarvi anche nella satira”.
“Trovo che lo stracciamento di vesti da parte della presidente della Camera sia ridicolo. Ma fa tutto parte del gioco. Io faccio un mestiere per cui è normale che le persone reagiscano. E meno male che lo fanno. Solo che in questo caso c’è di più: è un attacco al Fatto di Marco Travaglio, un gioco delle parti. Ma non ci casco. Sto a guardare, un pochino rattristato. Come diceva Oscar Wilde, se parli con un idiota lo sei anche tu, ti risucchia nell’idiozia”.
A chi si riferisce?
“Alle orde che attaccano su internet, ai professionisti dell’indignazione e del linciaggio, fatto però senza che nessuno tiri fuori la manina. Un gioco che va di moda e che non mi piace affatto”.
Quella vignetta ha offeso la ministra, almeno questo lo ammetterà.
“I disegni possono anche offendere. Come può offendere un certo giornalismo, una certa letteratura, una certa poesia, una certa forma d’arte. La cosa importante, essenziale, è prendersene la responsabilità. Deve farlo sia chi offende che chi è offeso. Se Maria Elena Boschi si è sentita offesa dalla mia vignetta può telefonarmi, come in passato hanno fatto tante persone che stimo. Magari mandandomi a quel paese”.
Anche la satira deve porsi dei limiti, non crede?
“Un artista non ha nessun limite, sennò sei fritto. Sennò non lo fai. Per me non è una professione perché mi diverto. Ma non ho voglia di entrare in queste polemiche, pregherei di pensare ad altro. Mi ha fatto ridere quando mi è venuta in mente e l’ho fatta. Il casino è la contestualizzazione, quel disgraziato giornale è un bunker: non ha idea di cosa mi è successo quando ho preso di mira i grillini”.
Non è difficile da immaginare.
“Valanghe di insulti. L’isteria debordante su internet andrebbe lasciata lì, senza farla tracimare nei giornali. La polemica di oggi è l’ennesima dimostrazione
di un’ipocrisia profondissima tutta italiana, curiale, che vuole coprire e mantenere lo status quo. All’epoca del Male ci denunciarono tutti come fiancheggiatori delle Br. Ora siamo tutti stupratori. È il meccanismo dell’untore. Manzoni lo aveva capito tanto tempo fa”.
La Repubblica.it