«Non importa se vinci di un chilometro o di un centimetro, l’importante è vincere…». Magari in viale Piemonte, nella zona artigianale di Riccione, quell’aforisma del cult d’azione ‘Fast and Furious’ non se lo ripetono tutte le volte. Ma la frase è sicuramente il mantra che guida molti dei ragazzini che nei giorni scorsi nella città romagnola hanno sfilato in sella ai vespini e agli Apecar in barba alle forze dell’ordine. Moto ‘sparate’ anche oltre i 100 chilometri orari tra rettilinei infiniti e vorticose inversioni a U.
La febbre dei ‘garini’, non è un fenomeno circoscritto, ma una mania che contagia il nostro Paese da sempre, dai leggendari anni Sessanta e Settanta in cui gli ‘smanettoni’ delle due ruote si sfidavano lungo le sonnolente strade di periferia a bordo di mitici cinquantini come l’Atala Super Sport, la Minarelli Special e la Malaguti Prima.
Nulla è cambiato da allora, tranne il modo per darsi appuntamento (un tempo era il bar, oggi Facebook) e gli strumenti narcisistici per incastonare nella memoria le gesta più clamorose (in passato era il passaparola, adesso le mini-telecamere). Dall’Emilia-Romagna arriva il video virale di un centauro che sfreccia sulla tangenziale Modena-Sassuolo. «Niente di strano», penserà qualcuno, se non che nel filmato si scorge l’uomo affiancarsi ad una Ferrari, fare un cenno beffardo al collaudatore e superare la Rossa sgasando come un indemoniato. Sembra di sentirlo, Jack Nicholson, che in sella alla sua Harley Davidson nel film ‘Easy Rider’ dice: «Non hanno paura di voi, hanno paura di quello che voi rappresentate per loro: la libertà». Belle frasi da cinema, ma il rischio resta.
Oggi sono soprattutto la tecnologia e i social ad esaltare le gare clandestine. «Se si arriva in cima interi, corriamo a pubblicare il filmato in rete», racconta la voce acerba di un quindicenne che descrive una delle folli corse in moto sulla strada della Meldola, nel bolzanese. Nel suo tono nessun rimorso, come se l’adrenalina oscurasse la ragione. Ed è qui che il gioco cede il passo all’incoscienza. Si vede una Yamaha ripresa da un’action cam che innesta più volte la quarta in salita e sfiora i 200 chilometri orari. Superato un tornante un secondo motociclista arriva lungo e quasi si schianta sulle rocce. E da nord a sud il copione è sempre lo stesso.
Si erano addirittura organizzati con un giudice che sventolava il fazzoletto per il via, i sedicenni che a San Salvo (Chieti) passavano i loro pomeriggi sui motorini rigorosamente manomessi. Ad inchiodarli gli immancabili filmati salvati sul telefonino. Pubblicizzavano le gare su Facebook i minori che alle porte di Bergamo si sfidavano a notte fonda nel parcheggio di un centro commerciale con gli scooter 50 ‘tirati’ fino a 80 orari. Truccare i mezzi resta poi un must. «Oggi è aumentata l’elettronica e le revisioni sono più severe, ma i ragazzini ci provano lo stesso», confida un meccanico modenese che vuole restare anonimo. «Di solito fanno togliere fermi, così da arrivare fino ai 70 orari. Quanto si spende? Bastano 30 euro». Il Resto del Carlino